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Rodi Garganico – “Il fatto non sussiste”, assolte tre operatrici della comunità Melograno

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comunitamelogranorodig“Assolve Silvestri Antonia, Tozzi Anna Maria e Silvestri Antonietta dai reati a loro ascritti perchè il fatto non sussiste“. Così da sentenza di stamani – 24 marzo 2016 – del Tribunale di Foggia in composizione collegiale, Presidente Dr. Pecoriello, relativa al processo a carico delle 3 citate donne, all’epoca dei fatti rispettivamente responsabile, coordinatrice ed educatrice della comunità “Il Melograno” di Rodi Garganico, gestita dalla coop. Sociale Nemesi, sottoposte agli arresti domiciliari o all’obbligo di dimora perché accusate “in concorso tra loro, dei reati di maltrattamento dei minori affidati alle loro cure, di sequestro di persona, oltre a lesioni aggravate per aver agito per motivi futili, crudeli ed abietti”.

I fatti risalgono al 2011. Le misure restrittive furono eseguite al tempo dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Foggia, diretta dal dr. A.Fabbrocini. Le 3 educatrici della struttura furono inizialmente arrestate dagli agenti che eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Lucera, Ida Moretti e dal sostituto procuratore Mara Flaiani. Il provvedimento era stato emesso dal gip del Tribunale di Lucera su richiesta della procura della Repubblica della citta’ federiciana. I fatti si riferiscono al periodo che va da luglio 2010 a marzo-aprile del 2011. L’inchiesta era partita da un esposto anonimo sulla base del quale poi gli agenti della Mobile hanno effettuato i doverosi riscontri. Antonia Silvestri, all’epoca dei fatti, risultava essere legale rappresentante della cooperativa Nemesi.
“Parliamo di una sentenza positiva perchè avvenuta con formula piena e non dubitativa. Un dato rilevante, in considerazione dei fatti contestati alle 3 indagate. Come emerso nel processo, i bambini – per le versioni fornite agli inquirenti – sono stati probabilmente strumentalizzati da adulti. La vicenda è partita del resto da due esposti con firma apocrifa, scritte – come ammesso durante il processo – da un’assistente sociale e una direttrice di un istituto. La sentenza di assoluzione con formula piena restituisce dignità a persone sottoposte a detenzione domiciliare, e che hanno visto mettere in discussione la propria professionalità “. Così a Stato Quotidiano l’avvocato Michele Curtotti, componente del collegio difensivo delle 3 donne con gli avvocati Matteo Starace, Guido De Rossi, Giulio Treggiari, Massimo Fiorentino.
Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 90 giorni.

 

(fonte: g. defilippo – Stato Quotidiano)

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