Una felice coincidenza che ha permesso ai due Presuli di alternarsi nella Cattedrale viestana per parlare soprattutto del Sacerdozio, in particolar modo quello vissuto dal servo di Dio Don Antonio Spalatro. Entrambi non si sono lasciati sfuggire l’occasione di raccogliersi anche davanti alla venerata statua di Santa Maria di Merino. “La nostra Madonna io la porto nel cuore – ha sussurrato monsignor D’Ambrosio – perché è troppo grande il ricordo che ho di questa immagine che ho sempre amato sin da bambino. Se lo ricordate, al momento del saluto, in occasione del mio trasferimento a Lecce, il Sindaco di Vieste mi fece dono anche di una statuetta in alabastro raffigurante Santa Maria di Merino. Promisi che l’avrei tenuta sulla mia scrivania, ha chiosato Monsignor D’Ambrosio, per poterla pregare ogni giorno e cosi è. Se capitate in qualsiasi momento a Lecce e mi venite a trovare, vi dimostrerò che è proprio cosi”. “Dell’attenzione di Monsignor D’Ambrosio verso Vieste abbiamo tanti ricordi. Ma due sono i più importanti: Il restauro della Statua di Santa Maria di Merino e l’avvio del processo di canonizzazione di Don Antonio Spalatro” – ha aggiunto Don Gioacchino Strizzi – parroco della Cattedrale di Vieste. E proprio per continuare questo connubio, nella serata successiva, monsignor Angelo Spina ha presieduto prima ll’Eucarestia, per poi tenere una interessante relazione sulla figura del zelante sacerdote viestano di cui è in atto il processo di canonizzazione. “Don Antonio, ha detto monsignor Spina, potrebbe essere paragonato ai colori dell’arcobaleno. Immaginate di trovarvi vicino alla grande roccia bianca del Pizzomunno mentre piove e mentre un raggio di sole sfiora il monolito. Vedreste una miriade di colori frantumarsi, permettendo successivamente la visione dello splendido mare e delle coste di cui siete i fortunati amministratori.” Don Antonio è il sacerdote che nella sua umiltà ha saputo rendere grandi le cose e soprattutto ha saputo amministrare i misteri di Dio,cosi come fece a suo tempo anche Papa Celestino V, di cui Vieste conserva nella storia i momenti della sua venuta nella nostra città. Come fecero queste due persone amate da Dio per la loro santità, ognuno di noi deve sforzarsi di essere “ come il seme sparso sulla terra che sa marcire per dare origine alla nuova vita. Nulla – ha concluso il Vescovo Spina – appartiene all’uomo, ma tutti siamo gli amministratori di cui dobbiamo dar conto”. Monsignor Spina ha inoltre apprezzato la bellezza della nostra cattedrale, dalle millenarie colonne alle opere d’arte in essa custodite. Soprattutto ha ammirato e decantato la statua di Santa Maria di Merino che, posta all’inizio della Cattedrale, sembra propendersi come guardia nel cammino della misericordia e della missione.
Bartolo Baldi
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