Il sole saluta l’estate: il 22 settembre alle ore 14 e 21 minuti cade l’equinozio d’autunno, quando la nostra stella attraversa l’equatore celeste e da questo momento, per i prossimi sei mesi, le ore di luce saranno meno di quelle di buio. Una data che segna formalmente l’ingresso nell’autunno. Nel TU, tempo universale – spiega l’astrofilo Paolo Volpini, dell’Unione Astrofili Italiani (Uai) – bisogna però aggiungere 2 ore (per l’ora legale), per i nostri orologi quindi l’equinozio cadrà alle ore 16.21.
In realtà l’equinozio non è propriamente un giorno bensì il momento preciso in cui il Sole si trova esattamente sopra all’equatore terrestre, e quindi i raggi di luce sono perfettamente perpendicolari all’asse di rotazione del pianeta. Gli equinozi (dal latino ‘notte uguale’) sono due, quello d’autunno e quello di primavera, e in questi giorni la durata del giorno e della notte e’ quasi perfettamente identica. Per convenzione si associano questi momenti con il cambio di stagione, nel nostro emisfero il passaggio dall’estate all’autunno, in quello australe il passaggio da inverno a primavera.
Entrambe le date hanno un importante significato simbolico in molte culture del passato, ancora oggi molti appassionati si incontrano agli equinozi attorno alle rovine di Stonehenge, e continuano ad avere un ruolo fondamentale nel calendario. Le piccole discrepanze tra la durata dell’anno scandita dai calendari e l’effettiva durata dell’anno astronomico hanno fatto si’ che la data del giorno degli equinozi non sia sempre stata la stessa. Prima dell’introduzione del calendario gregoriano, nel 1582, si era verificato un graduale slittamento e l’equinozio d’autunno cadeva circa 10 giorni dopo la data formale. Per recuperare la discrepanza accumulatasi nel tempo vennero eliminati i giorni in eccesso e si stabili’ di eliminare 10 giorni dal calendario, ossia che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse il 15 ottobre.