Così mi capita di vedere ciò che non vorrei. Come le piante bruciate lungo i bordi della strada già ad inizio estate, segno di scarso rispetto per la terra proprio dove dovrebbe essere più radicato, o la scarsa cura per l’ambiente nel suo complesso, dai tanti rifiuti un po’ dappertutto, al disordine urbanistico imperante. Su questo, più che sul divertimento assente, avrebbe dovuto puntare il dito Flavio Briatore nella sua pesante critica a quanto la Puglia non offre al turismo danaroso. Certo, non è andato molto per il sottile, ma per chi viene in Salento – e lo fa per scelta, essendo il Salento un “finis terrae”, non un posto di passaggio – le difficoltà sono tante.
Giunti in aereo fino a Brindisi, per arrivare con l’auto alla punta estrema di Leuca, si possono impiegare anche due ore, tra strade mai realizzate e la precarietà dell’esistente. Non va meglio per il trasporto pubblico e ancor peggio per quello su rotaia, data l’atavica lentezza dei treni della Sud-Est. Per vedere poi cosa? La stessa offerta culturale non è eccezionale. Peggio ancora se immersa nel degrado. E poi, senza pensare ai citati turisti che spendono 10-20 mila euro al giorno (ma quanti possono essere?), quelli agiati certo non trovano strutture sempre all’altezza, sebbene decantate ben oltre misura, e per di più aperte solo a luglio e agosto.
In realtà, la maggior parte dei vacanzieri si rivolge ai privati, non solo i tanti bed and breakfast almeno autorizzati, quanto le ancor più numerose case per villeggiatura date in fitto quasi sempre a nero. Basterebbe censirle e tassarle, per garantire un miglior aspetto ad un territorio fin troppo trascurato e maltrattato.
Giuseppe Consiglio
(Da “Lettere alla Gazzetta” – Gazzetta del Mezzogiorno del 3 ottobre 2016)
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