Praticamente dimezzata la pena, da 30 anni a 16 anni di reclusione, per Silvio Stramacchia, il giovane riconosciuto colpevole di aver ucciso Mario Nardella, il titolare della rivendita di bibite accoltellato a morte l’11 novembre 2014 a Vieste durante un tentativo di rapina. E’ questo l’esito della sentenza emessa poco fa dalla Corte d’Appello di Bari che ha, come detto, dimezzato la pena inferta dai giudici di primo grado del Tribunale di Foggia. Silvio Stramacchia è – secondo l’accusa – colui il quale materialmente aveva fatto irruzione nel locale ed aveva colpito mortalmente la vittima. Quella sera nelle vicinanze del locale si trovava il personale della Polizia di Stato che, dopo un lunghissimo inseguimento, riuscì ad assicurare alla giustizia Stramacchia, liberatosi durante la fuga del coltello e del passamontagna. Durante gli interrogatori Stramacchia aveva fornito alcune dichiarazioni che non avevano affatto convinto gli inquirenti: in primis che era solo sulla scena del crimine e poi che la coltellata era partita accidentalmente durante una colluttazione con la vittima. Nel prosieguo delle indagini i poliziotti riuscirono ad individuare alcuni testimoni che assistettero alla rapina: due in particolare parlarono di un complice che attendeva Stramacchia all’esterno della rivendita. Gli inquirenti intercettarono anche dei dialoghi in carcere tra Stramacchia e la mamma, in cui sosteneva che Amir Er Raouy lo avesse venduto alla polizia e suggerì ad un parente di recarsi a casa dello straniero per andare a riprendere sia il telefono cellulare, sia i suoi abiti ancora sporchi del sangue. Infatti Stramacchia immediatamente dopo il colpo si cambiò d’abito e lanciò l’arma del delitto in un giardino, poco prima di essere bloccato ed arrestato.