Spulciando nella ‘Cronica’ di Giuseppe Pisani, relativamente alla fine del XVII sec., emerge che verso l’alba del 4 settembre 1680 un centinaio di Turchi sbarcò da un paio di fuste (galee leggere) a nord dell’indifesa Vieste. Raggiunta a piedi la città, penetrarono nella chiesa della Pietà, delle Grazie e del Carmine dove si diedero a gesti blasfemi (asportare oggetti in oro e in argento e devastare simboli cristiani). Colta di sorpresa, la modesta guarnigione spagnola posta a presidio del castello altro non potette che allertare la popolazione sparando colpi di cannone. Il segnale, tardivo, non bastò a salvare tutta la popolazione: Sette persone furono fatte schiave e molte case saccheggiate. Ad allargare il bottino dei bruti, una piccola mandria di sette buoi. Eccitati dall’incontrastato successo e sicuri di farla franca, con tracotanza i Turchi si misero a bollire quella carne in spiaggia, probabilmente nell’idea di portarla in patria. Avevano sottovalutato quei colpi di cannone: oltre a salvare la vita a molti, quei boati erano stati uditi dalle navi della Serenissima che incrociavano all’altezza della non lontana Peschici. Due galee cariche di armati fecero immediatamente vela verso Vieste. Presi alla sprovvista e scartata subito l’idea di ingaggiare battaglia, pur non essendo in inferiorità numerica, i vili si diedero alla fuga abbandonando sulla spiaggia le caldaie fumanti e un barile di polvere da sparo. I veneziani si lanciarono all’inseguimento cercando l’abbordaggio. Dovettero desistere quando i pirati furono in vista del loro rifugio croato : la baia di Ragusa, oggi Dubrovnik. Rimasero però ad incrociare in quelle acque fino a costringere i Turchi ad abbandonare l’idea di tornare a Vieste. Qui si ferma la cronaca del Pisani. Soffermiamoci su un aspetto di questa storia, per certi versi molto simile a tante altre : Come potevano i Turchi piombare sui porti pugliesi senza mai venire intercettati ? La spiegazione ce la dà ancora la preziosa Cronica del Pisani il quale, a proposito di altri assalti, ribadisce un punto: i Turchi erano quasi sempre guidati da “rinnegati nativi del regno”… A parte i giovani (specie le donne), non tutte le persone catturate dai Turchi durante le loro scorrerie sulle coste pugliesi venivano destinate al mercato degli schiavi. Alcuni di questi prigionieri venivano ricattati : la parziale libertà in cambio della conversione all’Islam. Una minoranza di questi convertiti si comportava da ‘collaborazionisti’. Soprattutto i pescatori si rivelavano gli elementi più preziosi. Chi meglio di loro conosceva correnti, secche, approdi e ubicazione delle torri costiere? Un branco di rinnegati dovette spianare la strada a chissà quanti rapimenti e ruberie, rovine, violenze, assassini…
Italo Interesse
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