Da un’indagine condotta dal Corpo Forestale della Stato congiuntamente alla Guardia di Finanza del comando provinciale di Foggia, questa mattina il mega centro commerciale GrandApulia di Foggia, che avrebbe dovuto aprire mercoledì 30 novembre, è stato posto sotto sequestro. Sul posto anche Carabinieri e Polizia, che hanno fatto sgomberare la struttura. Oltre a reati ambientali (sversamenti dell’ex zuccherificio), sarebbe stata contestata anche la presunta ‘lottizzazione abusiva’.
AGGIORNAMENTO
Oltre il cantiere è buio pesto sul futuro della struttura e dei suoi oltre 1000 lavoratori, a cinque giorni dalla prevista inaugurazione. La Procura di Foggia ha proceduto all’esecuzione del provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca del nuovo centro commerciale – il più grande della regione – e dell’intera area dell’ex zuccherificio Sfir, in fase di riconversione.
Si tratta di un’area industriale a ridosso del torrente Cervaro che si estende per circa 70 ettari, tutti riconducibili a FinSud srl, società del Gruppo Sarni. Le attività d’indagine condotte da Corpo Forestale e Guardia di Finanza, su delega della Procura dauna, hanno permesso di accertare irregolarità in materia ambientale ed in materia edilizia-urbanistica, avvalendosi anche di due consulenze tecniche.
Nel dettaglio, vengono contestate l’omessa bonifica dell’ex sito industriale, la realizzazione di una discarica abusiva di rifiuti speciali e la realizzazione di un piano di lottizzazione abusiva a fini edificatori commerciali. Per quanto riguarda il primo punto contestato, gli inquirenti hanno rilevato la mancata bonifica di un sito industriale potenzialmente contaminato, “nonostante le evidenti risultanze derivanti dalle analisi delle acque sotterranea (tutte non conformi alle ‘concentrazioni-soglia’ per nitriti, fluoruri, solfati, triclorometano, tricloroetilene, tetracloroetilene)”.
Ancora, sostiene la procura, sarebbe stata realizzata una “discarica abusiva di rifiuti speciali in corrispondenza delle ex vasche di lagunaggio del sito industriale, riempite e livellate attraverso miscelazione e successivo tombamento del materiale derivante dalla demolizione di 107 immobili presenti sullo stesso sito industriale e dalla demolizione degli argini delle stesse vasche”, insieme ai rifiuti presenti all’interno delle stesse e derivanti dai processi di decantazione nel tempo effettuati dall’ex zuccherificio.
A ciò si aggiunge il materiale proveniente dalla movimentazione delle terre da scavo prodotte in concomitanza dei lavori e che, come dimostrato anche dai rilievi dell’Arpa, risulta “del tutto inidonieo all’impiego per ripristino abientale”. Per quanto attiene, invece, alla materia edilizia-urbanistica, viene contestata una imponente lottizzazione abusiva a fini edificatori commerciali, a partire dal 2010, “scientemente portata avanti negli anni da Finsu mediante la frammentazione dell’area in più comparti e la parcellizzazione dei titoli edilizi con l’obiettivo di occcultare l’unicità e l’inscindibilità dell’intervento edilizio” e di conseguenza eludere i vincoli insistenti sui terreni oggetto di edificazione e gli oneri procedimentali connessi agli stessi (parere dell’Autorità di Bacino, nulla osta della Soprintendenza, Valutazione di Impatto Ambientale).
“L’apposizione dei sigilli al complesso si è resa necessaria – concludono dalla Procura – per la gravità dei reati contestati, implicanti in caso di condanna la confisca dei terreni e degli immobili e/o la riduzione in ripristino dello stato dei luoghi), della rilevante compromissione dei beni ambientali, paesaggistici ed urbanistici tutelati dalle norme incriminatrici oltrechè del pericolo potenziale per la salute pubblica generato dalla contaminazione delle estese matrici ambientali coinvolte”. Per il fatto, ci sarebbero otto indagati.
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