Prima la nascita, contrastata da un miscuglio di populismo, paure, cialtronerie e violenze di ogni specie. Poi il lento e faticoso avvio con il concorso, a volte tiepido, a volte coraggioso, di quella parte di opinione avvertita che aveva trovato in Matteo Fusilli un punto di riferimento capace di coniugare le richieste del fronte normativo, ricche di tutele, regole e limitazioni, con le preocupazioni del fronte “ Parco sì, ma, “ che chiedeva, di pari passo, ristoro, garanzie e migliori condizioni di convivenza.
Matteo Fusilli apriva e chiudeva ogni dibattito con una bella citazione:” Parco pensante e non parco pesante “, soprattutto nel periodo in cui iniziò il serrato confronto sul Piano del Parco.
Piano, lo ricordo bene, che non imponeva nulla d’autorità, ma era un documento aperto, lungimirante, luogo di discussione e proposte migliorative, pronto ad accogliere ogni contributo che non annacquasse la natura di parco nazionale.
Un importante contributo alla costruzione di “ parco pensante “, Matteo Fusilli lo aspettava, e lo richiedeva con forza, dalle istituzioni locali, comuni, amministratori, associazioni di categorie, volontariato e, soprattutto, dalla Comunità del Parco, che riteneva non organismo di contrasto o sovrapposizione, ma parte integrante di quella governance, indispensabile per poter gestire un territorio ricco, bello, inviadiabile, ma tanto difficile. Proprio attraverso il coinvolgimento concreto della Comunità del Parco si raggiungeva l’obiettivo, oggi tanto invocato, di Parco del Gargano ai garganici.
Le presidenze successive non hanno certamente contribuito a migliorare e allargare gli orizzonti di governo e poco o nulla si è fatto per un saldo rapporto con gli oltre 120.000 cittadini dell’area protetta e con le loro aspettative.
Ancora oggi, per molti, resta un corpo estraneo, da guardare con diffidenza, senza poter percepire una reale trasformazione del territorio che arrechi benefici e migliorie. Ad eccezione di una pletora di sagre e festicciole, accompagnate dall’immancabile processione, restano coperti dalla polvere i bisogni veri del Gargano. La tutela dei Centri Storici, il recupero dei Beni Culturali, l’ attacco della speculazione al territorio, la lotta al cemento abusivo, le mille minidiscariche di monnezza e sudiciume ma, soprattutto, la mancanza di un Piano del Parco, in mancanza del quale ogni presidenza, buona o cattiva, alta o terra terra, può inventarsi un percorso proprio senza presentare il conto finale.
La distanza, vissuta, reale, l’indifferenza dimostrata da molte amministrazioni locali, il menefreghismo di Sindaci appena abbozzati, nei confronti dell’Ente Parco, sono la tangibile dimostrazione di un rapporto poco pragmatico con una entità che viene vista come l’ennesimo carrozzone scalda sedia. Nulla di più.
Interprete di questo pensiero si è fatto l’attuale Presidente della Comunità del Parco e Sindaco della cittadina di Peschici, Franco Tavaglione, il quale, a gran voce chiede un nuovo Presidente e una nuova governance. Il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti e il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sono avvisati.
Michele Angelicchio
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