Turismo & Turismo – Dal Twiga di Otranto ai sessantamila metri cubi di cemento di Vieste

C’è in Puglia, uno stabilimento balneare che prima ancora di essere completato è già sequestrato. Il motivo? Abuso edilizio in zona soggetta a vincolo paesaggistico e occupazione abusiva del demanio marittimo. Località, Otranto, la perla del Salento. C’è, sempre in Puglia, un ecomostro, ideato nel 1983, progettato nel 1986 e completato nel 1996 dopo otto anni di lavori. Sessantamila metri cubi di cemento mai utilizzati. Perché abusivi, con tanto di visto della Cassazione sul reato di alterazione di bellezze naturali. Località, Vieste, la perla del Gargano. Nel primo caso, lo stabilimento balneare, l’investimento è privato: il cantiere sequestrato è quello della società Cerra in cui stava sorgendo il Twiga di Flavio Briatore. Nel secondo caso, quello del cemento a Baia di Campi, Vieste, nel bel mezzo del Parco nazionale del Gargano, l’investimento è pubblico: in particolare, della Regione Puglia. Perché quello che poi è diventato un ecomostro all’inizio era un «progetto di sviluppo integrato del turismo», una sorta di università dell’accoglienza che non ha mai accolto nessuno. Dallo stop al lido privato di Otranto al cemento pubblico che da più di 20 anni fa brutta mostra in un’area protetta, ce n’è per dire, eufemisticamente, che nel turismo pugliese c’è qualcosa che non va.C’è in Puglia, uno stabilimento balneare che prima ancora di essere completato è già sequestrato. Il motivo? Abuso edilizio in zona soggetta a vincolo paesaggistico e occupazione abusiva del demanio marittimo. Località, Otranto, la perla del Salento. C’è, sempre in Puglia, un ecomostro, ideato nel 1983, progettato nel 1986 e completato nel 1996 dopo otto anni di lavori. Sessantamila metri cubi di cemento mai utilizzati. Perché abusivi, con tanto di visto della Cassazione sul reato di alterazione di bellezze naturali. Località, Vieste, la perla del Gargano. Nel primo caso, lo stabilimento balneare, l’investimento è privato: il cantiere sequestrato è quello della società Cerra in cui stava sorgendo il Twiga di Flavio Briatore. Nel secondo caso, quello del cemento a Baia di Campi, Vieste, nel bel mezzo del Parco nazionale del Gargano, l’investimento è pubblico: in particolare, della Regione Puglia. Perché quello che poi è diventato un ecomostro all’inizio era un «progetto di sviluppo integrato del turismo», una sorta di università dell’accoglienza che non ha mai accolto nessuno. Dallo stop al lido privato di Otranto al cemento pubblico che da più di 20 anni fa brutta mostra in un’area protetta, ce n’è per dire, eufemisticamente, che nel turismo pugliese c’è qualcosa che non va.

Michelangelo Borrillo (Corriere del Mezzogiorno)

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