Il riconoscimento, infatti, va al complesso delle faggete in senso lato: comprendendo, ora, in Italia le faggete del Parco del Gargano, quelle dei parchi del Pollino, dell’Abruzzo e delle foreste del casentino, in Toscana, e all’estero le foreste di faggi di alcuni altri paesi europei. A Slovacchia, Ucraina e Germania, vengono aggiunte adesso anche quelle di Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Italia, Romania, Slovenia e Spagna.
Anche per le “faggete vetuste” della Foresta Umbra nel Gargano si tratta di un cosiddetto‘riconoscimento seriale’, dato che da tempo l’UNESCO propende più per riconoscimenti “plurali” e di sistema o centesti, che per destinazioni o beni singoli.
La visita decisiva è stata quella dell’ispettrice cinese Lu Zhi, inviata dall’ IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), ha effettuato nei giorni scorsi nelle due riserve (Falascone e Umbra) candidate all’ambizioso riconoscimento. La visita delle Faggete è servita per valutare con mano l’integrità ecologica e strutturale delle aree candidate ad entrare nella rete europea delle foreste vetuste di faggio della quale fanno già parte le faggete della Slovacchia, dell’Ucraina e della Germania e alla quale ambiscono 10 siti italiani dei 67 europei candidati.
“Le faggete della Foresta Umbra – ha dichiarato Alfredo Di Filippo dell’Università della Tuscia di Viterbo (DAFNE) che sta seguendo tutti i siti italiani candidati e da Carmelo Gentile, referente del Parco Nazionale d’Abruzzo, capofila del progetto per l’Italia– sono uniche in Europa per il loro aspetto maestoso e l’elevata biodiversità, grazie all’elevatissimo grado di conservazione di questi siti rifugiali in ambiente Mediterraneo. Qui il faggio riesce a raggiungere 350 anni di età (a quote simili difficilmente raggiunge i 250) ed un’altezza di 45 metri (solitamente la statura non supera i 35). La riserva di Falascone, inoltre, costituisce un rarissimo esempio di faggeta mista, in cui un’altissima varietà di specie arboree dalle dimensioni eccezionali (aceri, tigli, carpini, agrifogli e soprattutto tassi), la rendono unica nel suo genere”.
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