A dirlo è la Coldiretti – sulla base delle stime dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) e del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) – avvertendo sul «rischio evidente che olio straniero venga ‘spacciatò come italiano».
L’ultima produzione, lievemente in ripresa sulla precedente annata che è stata la peggiore della storia – ricorda Coldiretti – ha sofferto di un inverno particolarmente rigido, gelate primaverili e siccità estiva che tuttavia non hanno inciso sulla qualità del prodotto simbolo della dieta mediterranea.
«L’Italia – afferma la Coldiretti – mantiene saldamente il primato europeo della qualità negli oli extravergini di oliva a denominazione di origine e indicazione geografica protetta (Dop/Igp) con il raccolto 2017 che sarà destinato a ben 46 marchi riconosciuti dall’Unione Europea». Secondo le stime del Coi, ricorda la Coldiretti, il primo produttore mondiale resta la Spagna con 1,15 miliardi di chili (-10% rispetto alla stagione precedente) mentre al terzo posto c’è la Grecia, con 300 milioni di chili.
A livello mondiale la produzione di olio d’oliva sarà di circa 2,854 miliardi di chili nella campagna 2017/18, con un incremento del 12% rispetto alla precedente, prosegue Coldiretti spiegando che questo andamento è dovuto alla produzione di alcuni Paesi come la Tunisia dove si prevedono 220 milioni di chili, più del doppio rispetto allo scorso anno (+120%), la Turchia, con una previsione di 180 milioni di chili (+2%), Marocco, con 120 milioni di chili (+9%), Algeria, con 80 milioni di chili (+27%), Argentina, con 37,5 milioni di chili (+74%) e Giordania ed Egitto, entrambe con 25 milioni di chili (+25%).
«In queste condizioni – avverte la Coldiretti – c’è il rischio evidente che olio straniero venga ‘spacciatò come italiano» visto che «sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere è quasi impossibile leggere le scritte ‘miscele di oli di oliva comunitarì, ‘miscele di oli di oliva non comunitarì o ‘miscele di oli di oliva comunitari e non comunitarì obbligatorie per legge».
Con 2,5 milioni di chili l’olio di oliva Made in Marche del nuovo raccolto segna un calo del 30% rispetto alla media dell’ultimo decennio, mentre l’olio Made in Puglia si attesterà sulle 225mila tonnellate, -25% rispetto alla media annuale ma in crescita fino ad oltre il 35% rispetto all’anno scorso.
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