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Festival di Sanremo – Vieste nel testo de “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” di Max Gazzè – Giovedì arriva Uno Mattina

La troupe di Rai Uno realizzerà un servizio sulla leggenda da mandare in onda durante la settimana del Festival

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Festival di Sanremo Vieste nel testo de La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max GazzèIl testo sarà reso noto mercoledì, ma è ormai ufficiale che nel brano La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, che Max Gazzè presenterà nel prossimo imminente festival di Sanremo (6 – 10 febbraio 2018), si farà espressamente riferimento a Vieste. Gazzé, quindi, contestualizza la leggenda, senza rimanere nel vago, come spesso accade, o dando nomi di fantasia. Il cantautore romano racconterà fedelmente, con parole e musica, la leggenda viestana che fa parte da sempre del nostro patrimonio culturale.

C’è tantissima attesa (e non solo da parte dei viestani) di ascoltare la canzone che, stando alla critica dei giornalisti che hanno già potuto apprezzarla, è di una bellezza struggente. Anche perché Gazzé, forse per la prima volta, abbandona il suo classico ritmo pop e si affida alla grande orchestra d’archi. Una “rivoluzione” per il cantautore che coinvolge direttamente Vieste.

Tanta è l’attenzione per questa canzone, che Raiuno, incuriosita, ha deciso di far conoscere meglio al grande pubblico la leggenda di Cristalda e Pizzomunno. Giovedì 1 febbraio, infatti, sarà a Vieste una troupe di “Uno Mattina”, con l’inviata Ughetta Di Carlo, che verrà a scoprire proprio questa fiaba d’amore e a riprendere il monolite di Pizzomunno che campeggia sulla spiaggia del Castello. La troupe sarà a Vieste dal primo pomeriggio di giovedì per registrare il servizio, che sarà mandato in onda nel corso di Uno Mattina nella settimana del Festival.

Per questo motivo c’è bisogno della collaborazione di tutti i viestani perché si faccia sentire il calore di Vieste e la riconoscenza verso Gazzé per questo regalo alla nostra città. Tutti, quindi, sono invitati a presentarsi giovedì 1 febbraio, dalle ore 15:00 sul belvedere del lungomare Enrico Mattei, di fronte l’hotel Merinum, per partecipare alla registrazione del servizio. La collega Ughetta Di Carlo chiederà l’opinione dei viestani su questo importante evento, per cui sarà indispensabile la presenza massiccia di tutti, in particolare dei nostri giovani. L’invito è rivolto anche a tutte le associazioni culturali e sportive che operano a Vieste, perché siano presenti con i propri associati giovedì pomeriggio sul belvedere di Pizzomunno. In particolare, è richiesta la presenza dell’Associazione “Arruska – Esperienze Garganiche”, le cui rappresentanti, grazie all’amicizia con Francesco De Benedictis (autore, con il fratello di Gazzé, Francesco, del testo) e loro ospite la scorsa estate a Vieste, sono riuscite ad ispirare l’autore e farlo innamorare della leggenda di Cristalda e Pizzomunno.

Intanto, oggi Max Gazzé ha rilasciato a “il Giornale” l’intervista che riportiamo di seguito.

“Quando si dice libertà. Max Gazzè è un peso massimo delle radio (ossia è molto trasmesso), i suoi concerti sono sempre pieni di pubblico e per strada gente di ogni età lo ferma per farsi un selfie.

Avrebbe potuto candidarsi al Festival con uno dei «suoi» brani pieni di ritmo e ironia, quelli che poi li canticchi per mesi. E invece no. «Nel mio nuovo disco non ci sono canzoni pop e sarò in gara con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno». Il vero outsider fa così. Dopotutto Max Gazzè, che ha cinquant’anni e da almeno venti è un protagonista delle classifiche, è uno dei più originali artisti italiani proprio perché ha la vocazione di sparigliare le carte a bruciapelo.

E sul palco dell’Ariston non arriverà a bordo del suo basso (salvo nella serata del venerdì con gli ospiti Roberto Gatto e Rita Marcotulli) ma soltanto con il microfono: «Un microfono con l’asta, alla vecchia maniera». Canterà uno dei testi metricamente più inattaccabili della storia recente. «A proposito di storia – spiega – Pizzomunno era un pescatore di Vieste nel Gargano che si innamorò di Cristalda e resistette alle lusinghe delle sirene. Per vendetta, loro trascinarono la sua amata in catena fino in fondo al mare e pietrificarono lui sulla spiaggia. Soltanto ogni cento anni lei risale dai fondali e lui ritorna uomo per trascorrere una notte insieme». In un Festival di canzoni d’amore o vagamente impegnate, questa è un’eccezione. D’altronde la Leggenda è parte del nuovo disco di Gazzè, che uscirà durante il Festival e si intitola Alchemaya. Un progetto curioso e fantasioso che a lui piace definire «sintonico» perché musicalmente mescola i sessanta elementi della Bohemian Symphony Orchestra di Praga con i sintetizzatori. «Con i maestri dell’orchestra di Sanremo sarà molto esaltante». Un esperimento – e lui lo conferma – che provò a fare anche Ennio Morricone tanti anni fa e che oggi, nel trionfo della bulimia digitale, sembra ancora più originale. E l’originalità è evidente anche in tutti i due «atti» di Alchemaya, due cd che mettono sotto i riflettori l’altro Gazzè, quello che sin da ragazzo a Bruxelles era «un topo da libreria» e che ha continuato a leggere e studiare anche mentre riempiva palasport oppure andava al primo posto in classifica.

Nel primo disco c’è la narrazione a metà tra storia ed esoterismo «come percorso interiore» che riassume, passando dall’origine del mondo ai manoscritti di Qumran, il mondo felliniano di Max Gazzé. Qualcosa che attira citazioni di Jules Verne e immagini di Terry Gilliam o Wim Wenders. Il tutto inframezzato da narrazioni che, nell’allestimento estivo di quest’opera «sintonica» erano affidate a Ricky Tognazzi. «Ma sul disco la voce è la mia», spiega lui. Insomma originalità pura. Poi, nel secondo cd, ci sono altri due brani inediti e tanti brani ormai classici di questo outsider, dal Solito sesso a Una musica può fare fino a Ti sembra normale. Tutti in versione «sintonica». E tutti capaci di entrare in una dimensione parallela rispetto alla loro versione originale. «Al festival soltanto nella serata del venerdì restituirò al pop la Leggenda di Cristalda e Pizzomunno con la versione che ne farò sul palco con Roberto Gatto alla batteria e Rita Marcotulli al pianoforte», conferma lui che arriva a Sanremo come è sempre andato ovunque: con la leggerezza creativa di chi si misura con le frontiere della musica e gioca con le parole o le note piuttosto che con la classifica”.

(il Giornale)

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