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Sanremo 2018 – L’analisi del testo del brano di Gazzè del prof. Lorenzo Coveri, docente di linguistica italiana all’Università di Genova

"Il testo ha un andamento narrativo e fiabesco, cui risponde un italiano di stampo letterario ma comunicativo"

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Pubblichiamo di seguito la valutazione linguistica sui testi delle canzoni in gara a Sanremo 2017 di Lorenzo Coveri, professore di linguistica italiana all’Università di Genova, che si è occupato a più riprese del Festival.

Ricordiamo che la valutazione riguarda esclusivamente la parte linguistica. Un giudizio più motivato potrà essere dato solo dopo aver ascoltato la musica e assistito all’interpretazione dal vivo.

Magazine –MAX GAZZE’ – LA LEGGENDA DI CRISTALDA E PIZZOMUNNO (F. Gazzè – F. De Benedittis – M. Gazzè)

Bella l’idea di Max Gazzè (cinque Sanremo) che ha pensato di mettere in musica una leggenda pugliese, quella del marinaio che innamorato della sua Cristalda resiste alle lusinghe delle sirene e per vendetta viene trasformato in pietra (Pizzomunno, sulla spiaggia di Vieste). Il testo ha un andamento narrativo e fiabesco, cui risponde un italiano di stampo letterario ma comunicativo, un po’ come nelle ballate medievaleggianti del primo De André o nelle filastrocche di un Branduardi: “Cristalda era bella / e lui da lontano /poteva vederla / ancora così / con la mano / protesa /e forse una lacrima scesa /nel vento”. E il ritornello: “ma io ti aspetterò / fosse anche per cent’anni aspetterò”. Un’attesa paziente che sarà premiata. Il finale: “si dice che adesso, / e non sia leggenda, / in un’alba / d’agosto /la bella Cristalda / risalga /dall’onda / a vivere ancora / una storia / stupenda”.  Scelta originale e coraggiosa (perché poco sanremese). Qui più che mai un testo che ha già una propria sonorità e un proprio ritmo andrà ascoltato assieme alla musica. Nella serata dei duetti Gazzè si esibirà con due raffinati musicisti jazz, la pianista Rita Marcotulli e il batterista Roberto Gatto.

Voto: 9

Lorenzo Coveri (dal sito “Mente locale” di Genova)

Tu che ora
Non temi,
Ignorane
Il canto…
Quel coro ammaliante
Che irrompe alla mente
E per quanto
Mulini
Le braccia oramai
Non potrai
Far più niente.
Ma se ti rilassi
E abbandoni
Il tuo viso
A un lunghissimo
Sonno,
O mio Pizzomunno,
Tu guarda
Quell’onda
Beffarda
Che affonda
Il tuo amore indifeso.
Io ti resterò
Per la vita fedele
E se fossero
Pochi, anche altri cent’anni!
Così addolcirai gli inganni
Delle tue sirene…
Cristalda era bella
E lui da lontano
Poteva vederla
Ancora così
Con la mano
Protesa
E forse una lacrima scesa
Nel vento.
Fu solo un momento,
Poi lui sparì
Al largo
E lei in casa cantando…
Neppure il sospetto
Che intanto
Da sotto
La loro vendetta
Ed il loro lamento!
Perché poveretta
Già avevano in cuore
I muscoli tesi
Del bel pescatore,
E all’ennesimo
Suo rifiuto
Un giorno fu punito!
Ma io ti aspetterò…
Io ti aspetterò,
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
E allora dal mare
Salirono insieme
Alle spiagge
Di Vieste
Malvage
Sirene…
Qualcuno le ha viste
Portare
Nel fondo
Cristalda in catene.
E quando
Le urla
Raggiunsero il cielo,
Lui impazzì davvero
Provando
A salvarla,
Perché più non c’era…
E quell’ira
Accecante
Lo fermò per sempre.
E così la gente
Lo ammira
Da allora,
Gigante
Di bianco calcare
Che aspetta tuttora
Il suo amore
Rapito
E mai più tornato!
Ma io ti aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni!
Si dice che adesso,
E non sia leggenda,
In un’alba
D’agosto
La bella Cristalda
Risalga
Dall’onda
A vivere ancora
Una storia
Stupenda.

 

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