I petrolieri possono bombardare il nostro mare: via libera dal Consiglio di Stato alle ricerche nell’Adriatico
“I motivi, – scrivono – i giudici, sono in parte infondati e in parte inammissibili"
Il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi presentati dalle Regioni Abruzzo e Puglia contro il Ministero dell’Ambiente e la società Spectrum Geo Lfd che così potrà riprendere – come scrive il quotidiano abruzzese Il Centro – le ricerche con l’air gun, la tecnica utilizzata dalle società petrolifere per trovare idrocarburi nei fondlali del Mare Adriatico. Sia la Regione Abruzzo che la Puglia avevano chiesto l’annullamento del parere di compatibilità ambientale rilasciato dal Ministero. In precedenza anche il Tar Lazio, nel 2016, aveva detto no al ricorso di primo grado della Regione Puglia, che si era rivolta al Consiglio di Stato sperando in un ribaltamento della sentenza. Stesso copione per il ricorso di primo grado dell’Abruzzo, finito prima di nascere e rigettato nel 2015 per un errore nella notifica dell’atto, inviato a un vecchio indirizzo della società. La Regione Abruzzo, decisa riprovarci, si era agganciata alle iniziative giudiziarie intraprese dalla Puglia. Anche in questo caso i giudici del Tar avevano stoppato sul nascere l’iniziativa abruzzese per il principio del “ne bis in idem”, in base al quale il giudice non può pronunciarsi due volte sullo stesso argomento in presenza di un giudicato.
Contro le sentenze di primo grado sia l’Abruzzo, sia la Puglia, hanno presentato appello. La Puglia aveva tirato in ballo anche un progetto di ricerca sul monitoraggio e conservazione dei cetacei in Italia, e il principio di precauzione in base al quale non ci sono abbastanza elementi per dire se gli “air gun” sono rischiosi. Ma anche questo secondo tentativo si è rivelato inutile. “I motivi, – scrivono – i giudici, sono in parte infondati e in parte inammissibili.” Le trivelle, possono dunque riprendere le ricerche in mare.