Arrivati in porto, sono tra i primi a vedere il “naufrago”. E’ proprio un avvoltoio (ha ragione Nestor Daniel) del genere Grifone (Grifus fulvus) la cui apertura alare può arrivare a cm 277, la più grande degli uccelli europei. Allerto subito mio fratello Luigi, Carabiniere forestale, che avverte i vigili urbani per organizzare il viaggio fino al centro di recupero di Bitetto. Nel frattempo si preoccupa di prendere del fegato a pezzettini per rifocillare il malcapitato che mangia, beve e si riprende subito dal brutto shock. A bordo l’uccello è stato preso in cura da un veterinario americano che ha cercato di proteggerlo dal sole con un telo, fino alla consegna alle autorità locali. Raccontavo subito che si trattava di un esemplare di Grifone adulto in virtù del pelo chiaro intorno al collo, rarissimo per l’Italia e per il Gargano, mai visto a Vieste, in epoca contemporanea. I grifoni hanno smesso di nidificare in Sardegna oltre 50 anni fa. Sul Gargano forse dobbiamo parlare di secoli. La sua estinzione da molti siti dell’Europa centrale, compresa Italia e Spagna, è stata causata dall’abbandono del pascolo brado delle mandrie, dal rilascio di carcasse avvelenate contro i lupi e dall’introduzione dei veleni in agricoltura, che attraverso la catena alimentare, provocavano la loro sterilità riproduttiva.
L’americano fa subito notare l’anello con matricola che teneva in una zampa M4159. Quindi mio fratello si preoccupa di trasmetterlo subito al centro per l’avifauna di Ozzano Emilia. Ecco la carta di identità del nostro Grifone, raccontata dalla matricola n. M4159: Maschio adulto di avvoltoio Grifone di circa 26/27 anni, anellato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) di Ozzano nel 1996 e liberato in Friuli nello stesso anno. Ritrovato sempre in Friuli nel 2006 e poi giunto a Vieste il 10.5.2018. Si tratta quindi di un esemplare proveniente da un esperimento di ripopolamento delle Alpi orientali, vicine alle colonie nidificanti della Slovenia e della Croazia. Sicuramente ambientato in natura in virtù della sua longevità. Anzi, gli esperti dell’Ispra si sono meravigliati di saperlo ancora in vita. Ma cosa ci faceva nel mare di Vieste, visto che gli avvoltoi dei ripopolamenti restano in colonie stanziali? Neanche l’Ispra ha saputo dare una risposta a questa domanda. Si era unito alle colonie ricostituite del Velino e del Pollino? Probabilmente si era distaccato da tempo dalle colonie stanziali e trovato altri collegamenti con altre colonie. Forse era in rotta di migrazione dai siti dell’arco alpino o della Slovenia/Croazia a quelli del mediterraneo meridionale? Debilitato o ferito dalle tempeste della settimana scorsa, è stato portato dalle correnti marine fin sotto costa.
I tentativi di ripopolamento stanno cercando di riportare nei nostri territori questo signore dei cieli, spazzino di professione (si nutre di carogne) e ambientalista per vocazione. Grazie al salvataggio di Antonio Di Maso e dell’equipaggio della sua M/Barca Valentina, il nostro Grifus fulvus garganicus potrà campare ancora qualche anno. Speriamo!!!
Franco Ruggieri
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