Messaggio natalizio del vescovo eletto, padre Franco Moscone, ai fedeli dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-S.G.Rotondo
Cari fratelli e sorelle della Chiesa che è in Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, sto incominciando a conoscervi, e forse qualcosa di me anche voi avete iniziato ad intuire, per cui è bello e stimolante scambiarci gli auguri natalizi e di felice nuovo anno 2019, seppure ancora a distanza. Con queste righe ed i pochi pensieri contenuti desidero entrare un attimo nelle vostre famiglie e condividere con voi i sentimenti che fanno del Natale la festa della presenza di Gesù in mezzo a noi, l’Emmaunele il “Dio con noi”!
ABITARE i crocevia della Storia è la frase, credo scelta dal mio compianto predecessore Mons. Michele Castoro, che accompagna il cammino dell’Arcidiocesi lungo l’anno pastorale 2018-2019. Una frase che contiene nel verbo ABITARE nello stesso tempo un’immagine, un’idea e un sentimento facilmente percepibili e eloquenti per tutti. Ogni persona, immagine e somiglianza di Dio (anche se a volte in modo inconsapevole), è alla ricerca di un’abitazione che lo accolga e gli dia sicurezza, come si trova sempre a decidere i passi del percorso della vita, posta continuamente in crocevia che se stimolano alla libertà, producono anche incertezza e paura. E quanta incertezza e paura, per non dire violenza, abitano i nostri giorni e sembrano togliere speranza al nostro futuro. Dobbiamo reagire a questi sentimenti tristi perchè ABITARE è un verbo che ben si addice al Natale e lo interpreta nella radice evangelica.
Nel più grande crocevia della storia – quello che per gli Ebrei e Cristiani separò la Prima dalla Seconda Alleanza, e che per l’umanità tutta divise la storia nel prima e dopo Cristo – Giuseppe e Maria, i genitori di Gesù, in un viaggio non da loro voluto, ma imposto dall’autorità mondiale dell’epoca (l’imperatore Cesare Augusto) non trovarono alloggio dove ABITARE (Lc 2,7). Tuttavia la loro difficoltà, il loro emigrare dalla Galilea alla Giudea, la loro povertà ed esperienza del rifiuto subito, permise a Dio di farsi carne in un bambino, nato in una terra civilmente non sua, e di venire ad ABITARE in mezzo a noi (Gv 1, 14).
Per poter ABITARE serve una casa. Solo trovando una casa sicura ed accogliente è possibile dare futuro alla famiglia e permettere che questa possa inserirsi nel percorso della storia da protagonista, sperimentando tanto i doni che riceve, come quelli che offre. Nel nome della città dove nasce da migrante e non accolto Gesù, il Figlio di Dio e dell’uomo, è contenuta la parola casa: in ebraico bet significa proprio casa, e l’insieme della parola si traduce casa del pane. Senza casa, senza pane non c’è vita degna dell’umanità, non c’è progresso storico, non si cammina superando i crocevia, ma si resta fermi, ostaggi del male che pretende di farsi signore della storia, di ogni storia, quella piccola e nascosta delle singole persone, come quella grande delle culture, nazioni, per non dire dell’intera umanità. Non può essere così, non dobbiamo permettere che sia così facendoci ostaggi o collaboratori di una situazione che nega la libertà per tutti e la Provvidenza per chi crede.
Permettetemi ora di riflettere con voi su una parola che oggi riempie continuamente pensieri, bocca e mezzi di comunicazione e di parlarvi dell’esperienza che ho vissuto nella mia prima visita a Casa Sollievo della Sofferenza e in diocesi (23-25 novembre).
Incomincio dalla parola economia. Diventiamo schiavi dell’economia globalizzata e dominata da una finanza speculativa, anche perché dimentichiamo, o ci fanno dimenticare il significato etimologico del termine eco-nomia, composto da due parole. Nel termine è contenuta ancora una volta la parola casa e dovrebbe essere tradotta così: norma per costruire la casa. Allora l’economia è ben lontana dal non trovare casa o costringere ad abbandonare casa perché si rimane senza mezzi di sussistenza in nome di norme che mettono il mercato ed il guadagno prima della casa.
Visitando San Giovanni Rotondo mi ha colpito che San Padre Pio abbia voluto chiamare Casa il progetto di ospedale che aveva nella mente e nel cuore … anche il mio conterraneo San Giuseppe Cottolengo aveva già avuto un’intuizione simile dando alla sua opera ospedaliera il nome di Piccola Casa della Divina Provvidenza. Eppure il termine ospedale, anche se ci può far timore (nessuno desidera andarci), è nel suo etimo “bello”, vuole coniugare il verbo OSPITARE: i Santi, che sentono e progettano ascoltando la Parola che si fa carne, sanno che per ospitare ci vuole una casa.
Allora, cari fratelli e sorelle, ecco l’augurio che vorrei fare a tutti noi, augurio racchiuso in quattro parole, per il Natale del Signore 2018 ed il Nuovo anno 2019, crocevia di storia:
1° … nessuno senza pane. Che sia il pane per alimentare i bisogni fisici e socio-culturali del percorso storico, come il pane eucaristico che alimenta il cammino di chi crede.
2° … nessuno senza casa. Che sia il luogo fisico che permette l’impegnarsi a costruire una famiglia ed essere cittadini nel mondo, come per chi crede l’edificare la chiesa famiglia di fede per essere nel mondo sale e luce di senso e testimonianza (Mt 5, 13-14).
3° … nessuno schiavo di un’economia senz’anima, ma attivi costruttori di un’economia che costruisce la società rendendola civile e fa della chiesa il lievito che la fermenta verso lo sviluppo e la crescita (Mt 13, 33).
4° … nessuno privo di ospitalità. A tutti il diritto di sentirsi accolti dal cuore degli altri e di poter accogliere gli altri nel proprio cuore.
Cari fratelli e sorelle, BUON NATALE e FELICE 2019, sicuro che ognuno di noi, se fa spazio a Gesù che viene ad incontrarci, sarà capace di ABITARE i crocevia della propria ed altrui Storia!
+ p. Franco
(vescovo eletto)