Proprio dietro a uno dei frammenti ancora in piedi del Muro di Berlino,un’ esposizione permanente che documenta l’orrore nazista proprio nel luogo in cui il regime aveva i suoi centri di potere. Sachsenhausen uno dei più grandi campi di concentramento in Germania, in esercizio dal 1936 al 1945. Venne costruito nel territorio di Sachsenhausen e fin dall’inizio posto sotto il controllo delle SS utilizzato, oltre che per la sua funzione principale, anche per l’addestramento dei comandanti e del personale poi inviati in altri campi, svolgendo così una funzione simile a quella del campo di concentramento di Dachau.
La fabbrica di Schindler che acquistò a basso prezzo in via Lipowa n. 4, nel quartiere industriale di Zablocie, che chiamò Deutsche Emaillewaren-Fabrik, produsse pentolame e in seguito munizioni: l’imprenditore tedesco salvò durante la seconda guerra mondiale circa 1.100 ebrei dallo sterminio (Shoah), con il pretesto di impiegarli come personale necessario allo sforzo bellico presso la sua fabbrica.
Presenti anche presso Auschwitz – Oswiecim in Polonia nell‟Alta Slesia, nei territori occupati ed annessi al terzo Reich dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale.
Questo piccolo centro abitato è situato ad una cinquantina di chilometri da Cracovia ed è in una posizione strategica, perché si trova al centro di un importante snodo ferroviario, elemento fondamentale per poter realizzare i trasporti che, da tutta Europa, a partire dal 1942, iniziarono ad arrivare nella sua stazione ferroviaria.
A seguire il campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II) fu uno dei tre campi principali che formavano il complesso concentrazionario situato nelle vicinanze di Auschwitz (in polacco: Oświęcim), in Polonia. Facevano parte del complesso, oltre al campo di Birkenau e quello principale di Auschwitz (Auschwitz I), anche il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III), situato a Monowitz, (pol. Monowice) ed altri 45 sottocampi costruiti durante l’occupazione nazista della Polonia. Illuminati da una fiaccola che ardeva in un braciere al termine della visita tutti i gruppi presenti, hanno iniziato una maratona di lettura, dopo avere ricordato il nome della persona deportata, i partecipanti, hanno ripreso l’usanza del rito ebraico di posare una pietra sulla tomba in commemorazione del defunto, deponendo un lumino in prossimità dei binari che portavano merce umana nei campi.
La conclusione del viaggio è produrre memorie:chi ha visto,ha ascoltato e a sua volta testimonierà, produrrà nuovi contenuti,nuove forme e nuovi strumenti di trasmissione .
Un viaggio che costruisce comunità, un viaggio che ci contamina, che costruisce una nuova cittadinanza attiva e ci cambia per sempre. Il Treno della Memoria parla di storia e memoria del passato ma anche di testimonianze ed impegno nel presente.
Affinché ciò che è stato non debba più ripetersi, dobbiamo riconoscere le tracce dell’odio e dell’indifferenza già presenti nella realtà dell’oggi e contrastarle con il nostro impegno quotidiano.
La docente – Tiziana Vescera
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