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Il veterinario Baldi a proposito di agnelli: “Ma non si pensa all’economia che fa vivere gli allevatori, e non solo?”

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E’ nell’opinione pubblica il degrado di muri imbrattati nei pressi di alcune chiese parrocchiali della nostra città sul pseudo invito “oggi no agnello” (chissà se i caprettisono stati inavvertitamente omessi). Mi rifiuto di pensare che gli animalisti della nostra città siano stati gli autori perché, quelli veri, hanno molto a cuore il rispetto delle cose pubbliche e delle persone. Quindi, a mio avviso, è solo opera di vandali che, non avendo meglio da fare, hanno preferito fare una bravata di cui eventuali indagini potranno accertare la matrice.
Tuttavia, come responsabile del servizio veterinario di Vieste, mi sembra opportuno chiarire una situazione che , secondo me, sta cadendo nell’esagerazione cercando di far rispettare di più gli animali e meno le persone. Già! Perché intorno ad un agnello o a un capretto gira una economia non indifferente, grazie alla quale possono vivere gli allevatori, i trasportatori di animali e di carni, i macellai, le imprese di macellazione. Ma non basta,se pensiamo anche allo stesso benessere animale. Se in un allevamento i capi eccedenti non vengono allontanati, automaticamente si viene a creare un problema di spazio e quindi anche di possibilità di alimentazione perché i pascoli (quando esiste la possibilità di brucare erba, non sono immensi e a volte bisogna ricorrere ad alimenti che erba non è, con aggravio di spese per l’allevatore. Ma il problema non esisterebbe tanto per le femmine dalle quali, producendo latte e derivati, si potrebbe soddisfare in parte l’esigenza economica con la loro vendita. Per natura ogni maschio va alla conquista di più femmine. Qualora in un allevamento si incrementasse la presenza mascolina degli animali, gli stessi andrebbero in lotta tra di loro, provocandosi ferite e malessere generale.
Alla luce di quanto sopra, suggerirei di evitare per il futuro qualsiasi sorta di ingerenza anche perché, se la chiesa espressamente non prevede che a Pasqua bisogna mangiare l’agnello, questa cultura ha sicuramente origini bibliche.
Dr. Bartolo BALDI

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