Rondoni si è laureato in letteratura italiana all’Università di Bologna con Ezio Raimondi. Ha fondato e diretto il Centro di poesia contemporanea in seno all’Università felsinea. Ha scritto diverse raccolte di poesia, pubblicate in Italia e all’estero. L’opera che lo ha posto all’attenzione della critica è Il bar del tempo (1999) , seguita da alcuni libri che hanno ricevuto premi letterari, tra cui le opere: Avrebbe amato chiunque (Guanda, 2003), Apocalisse amore (Mondadori 2008). Si è cimentato anche nella drammaturgia. Ha ha tenuto corsi di letteratura negli atenei di Bologna, Milano Cattolica, Genova, allo Iulm, e negli Stati Uniti (all’Università di Yale e alla Columbia University).
Rondoni presenterà la sua ultima fatica “E come il vento. L’Infinito, lo strano bacio del poeta al mondo”.
Un poeta attraversa l’Italia e L’infinito di Leopardi a duecento anni dalla sua scrittura. Una poesia-magnete. Un viaggio nel presente con questo infinito tra i denti e nel cuore. Perché certe opere del genio umano non si possono banalmente “capire”, ma superano ogni tentativo di definizione, si devono piuttosto con-prendere, portare con sé e sempre occorre lasciarsi interrogare, stupire, guidare. Ancora ci fissa negli occhi il ragazzo di Recanati che mormorava “infinito”. Se in Natura tutto è finito, perché l’anima si addolora per il venire meno di ciò che ama e le dà piacere? Cosa – o chi – spinge l’uomo, negli affetti, nelle relazioni, nelle azioni e nei pensieri quotidiani, a non abbandonarsi a una finitudine che accetta ma che al tempo stesso «aborre»? L’infinito è davvero soltanto un frutto della nostra illusione? O lo si può sperimentare? Alla luce della grande letteratura e della vita, accettando anche la sfida con le teorie matematiche di studiosi come Pavel Florenskij, Georg Cantor e Paolo Zellini, e in dialogo con filosofi, critici e poeti di ieri e oggi, Davide Rondoni scopre significati nuovi, e trova in questi versi una potente e meravigliosa bussola per vivere il presente, le sue contraddizioni, i suoi incanti. Un’interpretazione nuova, viva, per abitare non altrove dalla poesia.
«Il ragazzo che mormora “infinito” mi fissa
mentre viaggio in qualche parte sperduta d’Italia
o del mondo. Sai cos’è vivere con l’infinito addosso?
Viaggia, viaggia pure, sembra dirmi.
Ama, soffri, scrivi, abbraccia le cose della vita.
E cerca l’infinito. Sii il suo lupo, il suo mendicante.
Poi mi deposita questa poesia tremante
come una rondine chiusa nel palmo,
un carbone ardente o un cristallo di kryptonite».
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