Vergine gloriosissima, dolce speranza di questa città
Quella dedicata a Santa Maria di Merino, che comincia oggi e si concluderà venerdì 10 maggio, è una festa patronale vissuta con un’intensità che non trova analogie in altre manifestazioni di questo genere che hanno luogo nei nostri paesi. . Solo vivendola si può apprezzare e gustare il fascino della festa del nove di maggio a Vieste. E’ proprio vero: la processione del simulacro ligneo della Vergine Maria è un’esplosione di fede e di devozione che va molto al di là della tradizione. Tutto il popolo in festa, anche chi non esce di casa per tutto l’anno, il nove di maggio si stringe attorno a Maria. Ai suoi piedi piange e implora grazie. La bacia, l’accarezza, le parla. Il viso della Madonna, davvero inimitabile, s’illumina quando attraversa le stradine del borgo. I suoi occhi pare cambino espressione quando il sole li inonda di luce. Vivere la festa vale più di un’emozione. E’ un susseguirsi di gioiosi avvenimenti che riescono a dare serenità e conforto, fiducia e speranza anche a chi rimane lontano dalle “cose di chiesa”.
Comincia, si può dire, il primo sabato di marzo la festa più importante di Vieste. In quella data i fedeli si ritrovano a Merino, nell’antico santuario, a sette chilometri dall’abitato, dove la tradizione vuole fosse onorata, nei secoli andati, la Madonna. Lì il popolo si ritrova per nove sabati consecutivi, fino al 30 aprile quando la statua, di datazione incerta ma quasi sicuramente risalente al XV secolo, viene “intronizzata”. Per nove giorni (si noti quanto sia ricorrente il numero nove nella festa della Madonna di Merino), tra fastosi addobbi, il simulacro è posto alla venerazione dei fedeli sull’altare maggiore. La sera dell’otto maggio, invece, si assiste alla cerimonia inversa: la statua è traslata e posta su una portantina a baldacchino in oro zecchino (la “cassa grande”) in preparazione della processione del giorno nove quando, alla nove in punto, comincia il “viaggio” della Madonna verso il santuario di Merino dove è portata, a spalla, da tutto il popolo, attraverso spiagge e campagne. Ben sette chilometri, spesso sotto il sole cocente o la pioggia battente, lungo i quali si canta e si prega.
La statua rimane nel santuario fino al tardo pomeriggio, nell’attesa, dopo una breve sosta nella chiesetta sul mare di “San Lorenzo”, della processione serale. Ed è dall’imbrunire, fino alla tarda notte, che l’incedere lento dei pellegrini che recano fiaccole in mano, e del clero presieduto dall’arcivescovo, diventa solenne ed unico in vista della cattedrale dove Maria ritorna dopo una giornata d’intensa partecipazione.