Sarebbe anche ora che la Puglia prenda atto che all’interno del mosaico dei turismi (balneare, culturale, spirituale, botanico, enogastronomico, congressuale) c’è una tessera che si distingue e che dovrebbe diventare un punto di riferimento. Quella tessera di chiama Vieste ed è l’unica località pugliese ad essere ammessa, ormai da tre anni, al G20 del turismo balneare. Si tratta di uno dei “club” più importanti e che unisce le località turistiche che presentano cifre, per arrivi e presenze, a sei zeri. Come gli oltre due milioni di notti registrate – questa è la previsione nonostante la flessione generalizzata in Italia – anche per il 2019 che pone Vieste, da sola, al vertice della Puglia con oltre 400 mila presenze in più delle tre più importanti località del Salento messe insieme (Gallipoli, Ugento ed Otranto). Un record ottenuto senza il sostegno operativo di un aeroporto (nonostante le navette in bus si viaggia con una media fino a 4 ore lungo il percorso da Bari al Gargano) e con una narrazione che in passato ha più volte minato le potenzialità di Vieste e del promontorio Parco nazionale più in generale, quando le Borse internazionali del turismo (dove si presenta l’offerta e si fanno i contratti) venivano scambiate per le audizioni della commissione antimafia (dove invece bisognava fare di più per frenare l’avanzata dei clan criminali garganici). Ora, però, dopo l’assegnazione a Vieste dell’organizzazione del G20 delle spiagge per il prossimo anno (prima volta al sud) occorre fare un passo in avanti, alzare l’asticella, mettere a punto la questione delle infrastrutture, migliorare ancora di più la qualità dell’accoglienza e fare in modo che pure Vieste ed il Gargano siano strategici – ma per davvero – per lo sviluppo socio economico della Puglia. Con la Regione (ente) alla testa di questa sfida.
Filippo Santigliano