il grido di gioia della Pasqua certamente quest’anno è un grido dimesso, silenzioso ma non vuoto della certezza che Gesù è risorto.
Nella solidarietà e rimanendo a casa per lottare e vincere contro un male misterioso, invisibile e violento dobbiamo ancora privarci del contatto fisico e di scambiarci quel calore umano che sempre e particolarmente oggi sentiamo il bisogno di vivere nell’abbracciarci, nello stringerci le mani, nel darci baci di affetto e di auguri.
Ma la fiamma e la luce del cero pasquale ed il canto dell’Exultet che abbiamo ascoltato e proclamato e le parole dell’Angelo alle donne di Gerusalemme, tutto ci invita a non avere paura. Perché la morte è stata sconfitta. Questo giorno può apparire tetro di solitudine e di silenzio ma l’annuncio gioioso della Risurrezione del Signore ed il suono delle campane devono ugualmente invitarci al sorriso e alla speranza che diventa certezza: Gesù è veramente risorto!.
Quest’anno Gesù abbraccia e patisce anche il tormento e le sofferenze che il coronavirus sta producendo. Le lacrime dei tanti fratelli e sorelle morti senza il conforto della presenza amorevole dei familiari, le lacrime di chi si vede solo in un letto di ospedale senza poter parlare perché intubato, di chi è ammalato in forma non grave ma ugualmente preoccupante, le lacrime di stanchezza dei tanti operatori sanitari, le lacrime di chi vede sfumare o impedire il lavoro che produce il paneper sfamare le bocche anche dei bambini innocenti. Queste lacrime sono anche le lacrime di Gesù.
Ma come la croce e la morte di Gesù anche le nostre croci e le nostre tombe sono provvisorie.
L’accensione del cero pasquale, il suono delle campane, il canto del “Gloria a Dio” devono oggi ridare motivo e speranza di una gioia che dovrà tornare, di un sorriso che dovrà asciugare le nostre lacrime.
Quando siete nel dolore, nelle preoccupazioni e nel buio più nero e sembra che tutto vi crolli addosso “Non lasciatevi rubare la speranza”. Ci ripete così più volte il papa Francesco nei suoi insegnamenti magisteriali.
La nostra speranza non è un concetto astratto, non è un sentimento, non è il possesso di molte risorse materiali. La nostra speranza è Gesù, vivo e presente in noi e nei nostri fratelli.
Questa speranza che abita in noinon può rimanere nascosta dentro di noi, nel nostro cuore. Deve uscire fuori e farsi vedere prendendo la forma squisita e inconfondibile della dolcezza, del rispetto, e della benevolenza verso il prossimo e il creato.
L’invito dell’angelo alle donne a non aver paura, è rivolto anche a noi. Questo tempo di tribolazione che incute paura e sospetti di non farcela cederanno il posto alla bellezza di una nuova umanità con un volto nuovo che sarà il volto dell’amore e dell’accoglienza e del servizio.
In questo giorno in cui già si vede in fondo al tunnel la luce che si avvicina e si fa più forte, auguri a tutti di Buona Pasqua.
Don Tonino Baldi
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