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Abbruciamento residui potatura, il Parco del Gargano chiede alla Regione di rivedere la norma

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L’abbruciamento dei residui vegetali derivanti da lavorazioni agricole, e in particolare dalla potatura degli olivi, rappresenta una forte criticità che interessa una buona quota di operatori agricoli che opera nell’area del Parco Nazionale del Gargano. Il divieto di bruciatura imposto dalla vigente normativa regionale nelle Aree Naturali protette e nei Siti Natura 2000, ha causato il ricorso ad alcune pratiche agronomiche che stanno incremento dei danni alle colture e alle produzioni a causa di patogeni e fitofagi (non contrastabili in altro modo se non con l’abbruciamento delle ramaglie), che rendono sempre più evidenti i fenomeni di disseccamento delle chiome degli ulivi.
Com’è noto, l’olivicoltura è una delle più importanti attività agricole nel Gargano (sia per estensione coltivata che per numero di addetti) che assicura un fattore di redditività per gli operatori del settore e che rappresenta un rilevante basamento paesaggistico-culturale dell’intero territorio garganico. Per assicurare la sopravvivenza di questo importante patrimonio, il Presidente del Parco Nazionale del Gargano Pasquale Pazienza ha chiesto alla Regione Puglia di procedere alla rivisitazione della norma regionale, assicurando al contempo forti azioni di tutela e sorveglianza. Lo ha fatto con una lettera inviata al Presidente Emiliano e con un proficuo confronto telematico con i consiglieri regionali dell’area garganica (Paolo Campo, Napoleone Cera, Giandiego Gatta e l’assessore Raffaele Piemontese) che hanno espresso grande disponibilità, subordinata alla verifica della fattibilità tecnica e al dovuto approfondimento da parte degli uffici e della tecnostruttura dell’assessorato competente.
‘Sono molto soddisfatto dell’esito dell’incontro con i consiglieri – dichiara il presidente Pasquale Pazienza – e della disponibilità mostrata (anche dal Presidente Emiliano, raggiunto telefonicamente) verso una criticità che esiste da tempo e per la quale sarebbe opportuno trovare quanto prima una soluzione. Dare l’opportunità agli agricoltori di bruciare le ramaglie in tutta sicurezza nei mesi non interessati dalla problematica degli incendi boschivi e in base a quanto la stessa legge prevede per i territori non ricadenti in aree protette, consentirebbe tra l’altro di bandire l’utilizzo di prodotti chimici che vengono inutilmente usati finendo nei terreni della nostra area protetta e nei prodotti”.
Che la bruciatura dei residui di potatura rappresenti l’unico vero metodo di lotta agronomica effettivamente valido per contrastare il fenomeno, lo dimostra anche un documento redatto dagli esperti ricercatori e tecnici del Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente dell’Università di Foggia e dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Foggia, a cui va il ringraziamento del Presidente Pazienza per la proficua collaborazione.

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