Attualità

Ricordato a Cinisello il sacrificio del viestano Piero Tantimonaco, il più giovane capitano di Ps d’Italia

Tutti uniti per ricordare un eroe. Pietro Tantimonaco (che gli amici chiamavano Piero), originario di Vieste, era approdato alla questura di Milano nel 1979, negli anni più caldi della criminalità. Ha trovato la morte in un incidente stradale rimasto a tratti inspiegato, sul tratto di Cinisello Balsamo del viale Fulvio Testi.
“Questa mattina abbiamo ricordato il Capitano Pietro Tantimonaco, l’agente morto il 22 febbraio, del 1981, in un incidente d’auto avvenuto proprio in viale Fulvio Testi a Cinisello Balsamo – ha detto il sindaco, Giacomo Ghilardi -.L’abbiamo fatto insieme al Questore di Milano Giuseppe Petronzi, agli uomini e alle donne in divisa, ai familiari e ai tanti cittadini che hanno voluto essere presenti presso il monumento realizzato in sua memoria che l’anno scorso è stato da noi sistemato, ripulito e riposizionato in un luogo visibile a tutti. Il 22 febbraio – ha commentato il primo cittadino – sarà una data che a Cinisello Balsamo ricorderemo per sempre”.
Partito da Vieste ancora piccolissimo e, a soli 23 anni, divenuto capitano di polizia e comandante della Sezione Volanti di Milano, la più difficile soprattutto in quegli anni. Nato in una famiglia modesta e numerosa, in nove tra sorelle e fratelli, fin da giovanissimo Piero ha avuto un fortissimo ideale di realizzazione della sua vita nel segno della legge e dello Stato. Con questa forza è stato ammesso all’accademia di Polizia ed è diventato un giovanissimo e valente capitano. E’ stato un esempio al quale ispirarsi. Gli anni in cui ha lavorato in Questura a Milano prima della sua morte, sono stati tra i più difficili per gli uomini di Stato. In quegli anni spesso le forze dell’ordine erano vissute come un corpo estraneo alla società, ma proprio persone come Pietro Tantimonaco hanno indicato quali ideali si dovevano seguire e hanno mostrato come si poteva diventare esempio per tutta la popolazione. Oggi è anche grazie a persone come lui che i cittadini si fidano e si affidano alle forze dell’ordine.
Un cavallo di razza, lo definivano i suoi superiori, tanto che prima ancora che compisse 25 anni, era già capitano della polizia di Stato per i meriti che aveva conquistato sul campo. Il più giovane capitano d’Italia che il Presidente Cossiga aveva insignito per i suoi valori sul campo.
Assegnato alla “Mobile”, in breve era diventato una sorta di Serpico milanese. Giorno e notte combatteva la criminalità da detective instancabile e intorno a lui aveva costruito una squadra pronta a seguirlo anche nel fuoco. Di lui si ricorda soprattutto la cattura di Renato Vallanzasca, ma a lui sono legate molte delle inchieste sulla criminalità che in quel periodo metteva a ferro e fuoco Milano, soprattutto si è occupato della prime indagini legate all’avanzata dei tentacoli della mafia a Milano e in Lombardia.
Il 22 febbraio del 1981 si è schiantato con la sua auto lungo il tratto cinisellese di viale Fulvio Testi, che non era la strada veloce di oggi. Un incidente, ma per molti quella morte è rimasta inspiegabile ancora oggi, a 41 anni di distanza.

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