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VIESTE – L’omelia storico-religiosa di don Pasquale Vescera per l’intronizzazione della Madonna di Merino

Santa Maria di Merino sul trono nell’anno 2022

All’inizio della celebrazione abbiamo chiesto a Dio Padre, il dono dello Spirito del Figlio suo per avere la libertà e l’eredità eterna.

In modo speciale vogliamo chiedere l’eredità eterna in quest’ora buia della storia umana dove un forte vento agita il mare tempestoso di una brutale guerra apportatrice di morte e sofferenze.

Questo è il momento propizio di levare i nostri occhi in alto da dove ci giungono per intercessione della Beata Vergine Maria parole di vita eterna. Il Signore quest’oggi  ripete per darci coraggio e ravvivare la nostra fede nell’eternità:” Sono Io, non temete”. Gesù con la sua risurrezione ha vinto la morte che da eterna l’ha resa temporanea. E’giunto il momento di riprendere Gesù con noi nella barca dell’umanità, duramente provata da guerra e pandemia e noi vogliamo ricominciare, in compagnia della Vergine Maria, il tradizionale  cammino annuale verso Merino che la fede dei nostri padri ci hanno tramandato.

Con il solenne omaggio alla nostra patrona S. Maria di Merino, madre di Cristo e della Chiesa, regina degli Angeli e dei Santi, riprendiamo con coraggio, dopo la dolorosa sospensione di due anni, ma con grande prudenza, secondo i suggerimenti dell’autorità civile e sanitaria, la nostra secolare tradizione del pellegrinaggio a Merino.

Facciamolo  con lo sguardo rivolto al cielo e non senza il ricordo di quanti ci hanno lasciato ma contemplano già la gloria di Dio in compagnia della Vergine Maria.

Un ricordo particolare lo dobbiamo per il caro don Giorgio che tanto ha operato per la crescita del Santuario di Merino e l’incremento della devozione mariana.  Egli, nell’inaugurare il restauro della Pietra coperta della Madonna lungo il cammino della Via Matris che porta al Santuario di Merino, quasi come testamento del suo operato, ebbe a dire che l’animo del popolo di Vieste è profondamente mariano. In effetti Maria nella sua tenerezza ci porta a Cristo, il figlio suo, unico mediatore e salvatore del mondo, per questo è anche una devozione cristocentrica.

Tale convinzione, a ben guardare, trova un preciso riferimento nelle cosi dette Pietre della Madonna, dislocate lungo il cammino della Via Matris, su cui è posata la Vergine Maria con la sua Arca. E’ lei Maria l’Arca della Nuova Alleanza come quando, ricolma di Grazia, porta Cristo nel suo seno nella visita a santa Elisabetta. Entrando in profondità il riferimento alle così dette pietre della Madonna dislocate lungo il cammino della Via Matris, non sono solo un momento di riposo ma luogo dove si posa Maria che ci dona Cristo, il frutto benedetto del suo seno  e così lei, benedetta fra le donne, nel suo Figlio ricongiunge la terra al cielo.

Come l’Arca dell’Antico Testamento indicava  nel deserto la presenza di Dio in mezzo al popolo d’Israele in cammino nel deserto verso la Terra promessa, così nel nostro pellegrinaggio a Merino in compagnia con la Vergine Maria,  ci manifesta il Verbo divino, incarnato nel suo seno. La devozione mariana diventa allora  cristocentrica perché le pietre della Madonna  che incontriamo lungo il pellegrinaggio ci ricordano Cristo, la pietra angolare rigettata dagli uomini.

A ben riflettere, in questo cammino, le pietre, da semplice sosta di riposo, diventano luogo d’insegnamento dato a noi dalla “ piena di Grazia unita intimamente al suo Figlio. L’insegnamento diventa centrale nella così detta Pietra coperta posta al termine della valle che dall’antica miniera di selce porta alla località Porticello da dove era trasportata con l’ausilio della corrente marina che scende dall’Adriatico fino alla Sicilia. La selce era considerata pietra preziosa perché era fonte non solo per ricavare utensili a sevizio della vita dell’uomo ma soprattutto perché da essa si generava il fuoco. Provvidenzialmente, anni dopo, in questo luogo di passaggio è diventata memoria di Cristo. Risuonano qui con verità le parole di Pietro riportate dagli Atti degli Apostoli:” Questo Gesù, è la pietra che è stata scartata da voi costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati.”( Atti, 4,11-12)

In questo luogo particolare, posto al centro del pellegrinaggio mariano, la memoria della pietra focale, ormai scartata dai costruttori, diventa segno di Cristo che deve entrare nel cuore dei devoti che con la loro povera umile fede accendono il fuoco dell’amore divino  nella società avvelenata da odio, violenza e guerra fratricida.

E’ anche vivo in questo luogo, in considerazione del fuoco generato dalla pietra focale, il riferimento alla passione d’amore di Gesù che consegna se stesso all’umanità  quando afferma: “Ho un battesimo che devo ricevere e come vorrei che questo fuoco fosse acceso”.

Da queste riflessioni possiamo più profondamente capire quanto diceva saggiamente don Mario dell’Erba nel sostenere la festa di Santa Maria come la Pasqua dei Viestani.

Il richiamo era rivolto soprattutto al rinnovamento interiore nella celebrazione della Riconciliazione e dell’Eucaristia dove Cristo, Agnello pasquale, immolato per la nostra salvezza, ci comunica il fuoco del suo amore perché diventi fermento di vita nuova, di fraternità e di pace.

Le tante pietre della Madonna lungo la Via Matris nel pellegrinaggio a Merino fanno rimbalzare il vangelo del Verbo divino fatto uomo nel grembo di Maria  e formato nell’ombra della sua vita presente fin sotto la croce.

Non è difficile il richiamo alla Pasqua nella Pietra coperta.

Se nei tempi passati questo luogo ha visto confluire tante pietre focali da cui scaturiva fuoco e luce, ora vede la presenza di Maria che porta in grembo il figlio di Dio, pietra angolare rigettata dagli uomini, divenuta fondamento per la generazione di una nuova umanità ricolma di fuoco d’amore e di luce all’insegna della fraternità, condivisione e solidarietà.

La mensa comune che segna il culmina e la fonte di Grazia mentre ci accompagna in  questi giorni di preparazione alla festa deve immergerci in un battesimo di vita nuova per una società più accogliente, più amabile dedita alla cura dei suoi figli in una crescita umana e cristiana.

Ai tanti messaggi che esaltano la cultura, il modo di vivere di questa città non dimentichiamo di far brillare la sua spiritualità con la sua peculiare devozione a Maria, madre di Cristo unico salvatore dell’uomo. Questo avvenga non solo il giorno della festa ma in tutta la vita dove si svolge il reale pellegrinaggio terreno.

 Vieste 30 aprile 2022

 don Pasquale Vescera

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