“Per molti anni, forse troppi, a Vieste si è inseguito il sogno di diventare la capitale del calcio dilettantistico pugliese. Una sana follia ha pervaso in quegli anni più di qualcuno, alimentando ambizioni fuori dalla portata di qualsiasi contesto simile. Eppure, in parte ci son riusciti. Nonostante la piazza non sia mai stata pronta a sostenere un livello competitivo così alto, l’Atletico ha costruito nel tempo un blasone invidiato da molti, attraversando mari in tempesta e resistendo ad ogni genere di calamità. Fino all’avvento del Covid.
Poi, passato lo spavento iniziale e dopo aver ceduto troppo in fretta, seppur per un breve periodo, il timone a personaggi in cerca d’autore, conti evidenti alla mano, chi di dovere ha dovuto riprendersi la responsabilità di risanare la società.
La rinuncia al campionato di Eccellenza è sembrata per molti una resa definitiva. In realtà, per gli addetti ai lavori, così non è.
Un progetto di serio risanamento economico non può prescindere da una disamina oggettiva della realtà locale. Senza un “salvatore della Patria”, l’impegno richiede una lunga programmazione e sicuramente un nuovo progetto, diverso, ma non meno ambizioso del precedente. Necessariamente più sostenibile.
Ma quali sarebbero le rinnovate ambizioni di questo nuovo corso se oggi l’Atletico giace all’ultimo posto del campionato di Prima Categoria?
A dissolvere lo scetticismo che aleggia attorno all’ambiente ci prova Mr. Sollitto, storico capitano dell’Atletico, giovane ma quotato allenatore di Capitanata.
A lui abbiamo chiesto di illustrarci il viaggio.
Mister, come ci si risolleva dopo un tonfo clamoroso?
“La sconfitta fa parte di qualsiasi percorso di crescita. Da essa dipendiamo necessariamente per crescere. In ogni sconfitta è nascosto un valore. Se non riusciamo ad accettare la sconfitta come un’opportunità di ulteriore miglioramento, se non riusciamo a comprendere cosa ci sia dietro una sconfitta, la vittoria sarà sempre lontana. Tutti domenica si aspettano di vincere, tutti vogliamo vincere, chi non vorrebbe vincere? Tuttavia ci potrebbe stare anche una sconfitta, il calcio è bello per questo. Alle vittorie e alle sconfitte occorre però dare il giusto peso. Quando si fa fatica a mettere a fuoco l’obiettivo, è opportuno voltarsi indietro e capire da dove veniamo. Abbiamo fatto passi da gigante nelle ultime settimane. Dalla vittoria roboante di San Severo, alla prova maiuscola del secondo tempo in casa della capolista. Manca ancora qualcosa, soprattutto negli ultimi 25 metri, ma sono certo che arriverà, come non possiamo escludere che, in questo percorso di crescita, si possa inciampare ancora. Questo è un viaggio che tutti dobbiamo affrontare, nel bene e nel male. Sono convinto che grazie alle sconfitte di oggi arriveranno di nuovo grandi conquiste, se società, staff e ragazzi avranno bene in testa che si può anche perdere una volta ancora, ma la nostra reazione, i nostri atteggiamenti, la nostra autostima e il nostro modo di vedere questo percorso saranno sempre gli stessi”.
Dunque, se Mister Sollitto predica la cultura della sconfitta, per comprendere appieno le difficoltà che accompagneranno l’Atletico in questo nuovo percorso di crescita, dall’altra parte la società non nasconde le proprie ambizioni.
Presidente, due passi indietro in segno di accettazione o per acquisire maggiore slancio?
“Entrambe le cose. I sogni alimentano le speranze, la realtà ci riporta con i piedi per terra. Il segreto è trovare il giusto equilibrio. In questo prima parte di stagione, grazie al lavoro di Maurizio Gentile, siamo riusciti ad allestire una rosa composta da soli giocatori viestani. Un lusso per la categoria che affrontiamo, una nuova sfida per noi. Il suo passaggio di testimone, in un momento complicato per la squadra, dimostra quanto amore Maurizio ha sempre avuto e dimostrato per questa maglia. Ora, lo step successivo sarà quello di raggiungere in fretta la nostra salvezza, per poi programmare per tempo un ulteriore passo di crescita collettiva, che sia in grado di sostenere le ambizioni per spostare più in là il nostro orizzonte”.
Domenica l’Atletico sarà chiamato al primo vero scontro diretto della stagione.
Una partita importantissima in chiave salvezza. Sicuramente non decisiva. L’ambiente non ha fretta. Tutti sono ben consapevoli che il viaggio è lungo e pieno di insidie. Questa volta non sarà una guida spericolata a condizionarne le tappe. Di certo, il primo passo è stato fatto. E se i prossimi saranno accompagnati dal resto della città, Lorenzo Spina ci ha abituato spesso a sognare. In fondo, anche lui ha appena ricominciato”.
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