I provvedimenti restrittivi definitivi – evidenziano i carabinieri – eseguiti dai militari del Nucleo Investigativo si ricollegano in particolare ai primi fermi della DDA di Bari eseguiti nell’agosto 2018 ed in particolare hanno avuto come destinatari Marco Raduano, 40enne di Vieste, condannato quale figura di vertice dell’omonimo clan operante nella nota città turistica, attualmente ristretto in carcere a Nuoro, a cui è stata inflitta una condanna di 19 anni di reclusione, oltre a 3 anni di libertà vigilata quale misura di sicurezza, e Luigi Troiano, 60enne di Vieste, il quale è stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, oltre ad una multa di 18.000 euro, sempre per contestazioni di spaccio aggravato di sostanze stupefacenti. Altra condanna “pesante” – prosegue la nota dei Carabinieri – ha riguardato anche il figlio di Luigi Troiano, vale a dire Gianluigi Troiano, 30enne di Vieste, considerato dagli investigatori intraneo al clan “Raduano”, tuttora latitante, condannato a nove anni e due mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, sulle cui tracce ci sono sempre i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia, diretti dalla DDA di Bari, che nelle settimane scorse hanno arrestato – su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Bari – due suoi presunti fiancheggiatori, tuttora detenuti.
Sempre nell’ambito dello stesso procedimento – continuano i Carabinieri – era già stato condannato in via definitiva a tredici anni di reclusione anche Liberantonio Azzarone, coimputato con i summenzionati destinatari degli ordini di esecuzione per la carcerazione.
Ancora una volta, con il passaggio in giudicato di queste importanti condanne – evidenzia il Comando provinciale dei Carabinieri -, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia hanno dato una tangibile risposta – in termini di giustizia e sicurezza – sul territorio di Vieste ed in generale sul Gargano. L’ennesima forte testimonianza della determinata presenza dello Stato in una delicata area della provincia di Foggia permeata da insidiosi fenomeni di criminalità organizzata anche di matrice mafiosa”.
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