Dopo quasi un anno di processo, il Tribunale di Bari ha riconosciuto la legittima provenienza dei predetti beni, intestati ai fratelli Cinzia e Aldo Abbate, perché acquistati con redditi di lavoro documentati e percepiti dai predetti e dai loro genitori, nel corso degli anni.
E’ stato, così, escluso che i beni stessi potessero esser frutto dei pochi e non gravi reati ascritti all’uomo, fra il 1998 ed il 2008, dai quali reati, peraltro, non risultava che fossero derivati illeciti profitti, tantomeno in misura lontanamente corrispondente al valore dei beni.
L’avv. Paolo D’Ambrosio, che ha difeso i fratelli Cinzia ed Aldo Abbate, esprime “soddisfazione ed apprezzamento per il provvedimento depositato dal Tribunale di Bari nel dicembre scorso, frutto di una complessa attività ricostruttiva dei redditi ma la cui esattezza risulta conclamata dal fatto che non è stato impugnato dal pubblico ministero, consentendo il 17 febbraio scorso alla Guardia di Finanza di Vieste di restituire integralmente i beni ai legittimi proprietari”.
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