La proposta di legge è stata approvata lo scorso 28 marzo dal Consiglio regionale ed è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione lo scorso 20 aprile, quindi ha efficacia a partire dal 5 maggio.
“Si chiude così il cerchio di un iter complesso, partito dalla mia proposta di legge condivisa con pescatori, ricercatori e ambientalisti, ben accolta da tutti coloro che amano il mare e la natura, e sottoscritta dal presidente Emiliano e da 49 consiglieri regionali”, commenta il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia Domani.
Si vieta la pesca dei ricci nei nostri mari per consentire il ripopolamento dei fondali a rischio desertificazione a causa del prelievo massiccio degli ultimi anni. La decisione è stata presa nella consapevolezza che non bastava più il periodo di fermo biologico di maggio e giugno, ma un tempo adeguato per lasciare ai ricci tempo e modo per riprodursi.
“Da alimento per pochi, il riccio di mare è diventato una moda gastronomica sempre più diffusa, alimentando un mercato ormai fuori controllo. Per un solo piatto di spaghetti con ricci di mare – spiega Pagliaro – ne servono almeno 25 esemplari, e non è stata più rispettata neppure la taglia minima consentita per il prelievo: sette centimetri di diametro”.
La legge, in ogni caso, non vieta di commercializzare ricci di provenienza extra regionale, ma solo la pesca.
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