Sebbene uno sconosciuto drammaturgo del 700 sostenesse che, a volte, il piacere dell’attesa è essa stessa il piacere, questa volta, il ritardo con cui De Vita si presenta all’appuntamento rischia di trasformarsi in una inaspettata tragedia, alla quale però ci sottraiamo con estremo sollievo, allorquando ci raggiunge il suo messaggio whatsapp: “scusatemi, sono un po’ in ritardo, sto aspettando mia zia per lasciarle la bambina”.
Dieci minuti dopo, cominciamo l’intervista all’ombra della verandina di un noto bar del paese.
Sei reduce da un piccolo quanto delicato intervento chirurgico. Innanzitutto come stai?
Bene! Sono nella fase finale di recupero e quasi pronto per iniziare la prossima stagione. Sicuramente sarà un anno diverso da quello passato. Gli ultimi mesi dello scorso anno sono stati davvero una sofferenza. Dopo l’intervento sono certo di poter vivere una seconda giovinezza, sicuramente in maniera più consapevole.
Con la nuova stagione calcistica ormai alle porte, in molti si stanno chiedendo quale sarà il tuo futuro.
Quali ambizioni e quali motivazioni ti animano quest’anno?
Il mio futuro non è più in discussione e si chiama Atletico Vieste. È una scelta che ho preso già a dicembre dello scorso anno. Fino a quando il fisico permette, vestiro’ questi colori. Sicuramente ha influito tanto la nascita di Giulia e l’amore per Cristina. Le ambizioni sono sempre le stesse: fare il massimo singolarmente e permettere a questo gruppo, che io reputo di qualità, di crescere ancora. Le motivazioni sono qualcosa di personale: a me stimola molto il veder crescere i giovani.
Sono del parere che sono i giocatori più esperti a dover mettersi a disposizione dei più giovani, e non il contrario.
L’Atletico Vieste vive un periodo complicato. Negli ultimi giorni ha destato un po’ di preoccupazione nell’ambiente il braccio di ferro fra il presidente Spina Diana e il Mister Sollitto. Che idea ti sei fatto di questo inaspettato tiro e molla?
Stiamo parlando di due personalità forti.
Uno ha scritto la storia da presidente, l’altro da giocatore. Sollitto oggi, a parer mio, è uno dei migliori allenatori della provincia. So che è una persona tanto ambiziosa. Io e la squadra sicuramente ci aspettiamo di ritrovarlo al comando, ma deve essere una scelta sua e soprattutto deve essere una scelta convinta. Siamo pronti a seguirlo.
Il progetto “giovani e…garganici”, del nuovo corso dell’Atletico Vieste, targato Protano-Spina Diana, sembra aver riacceso nell’ambiente un nuovo entusiasmo. La strada della sostenibilità attraverso la valorizzazione delle risorse locali rappresenta l’unica via di uscita a questa crisi economica?
Credo che non sia l’unica strada, però credo sia la strada più giusta. Vieste è una città ricca, ma prevale maggiormente la mentalità dell’IO, e questo limita la crescita dello sport.
C’è un detto che dice:”Quando soffia il vento del cambiamento, c’è chi costruisce muri e chi mulini a vento.” In questo momento abbiamo bisogno di mulini a vento.
La tua esperienza calcistica ti ho portato in giro per l’Italia. Per molti anni, innumerevoli sacrifici hanno condito il tuo percorso professionale.
C’è un messaggio che senti di dover mandare ai più giovani, che sognano di giocare a calcio ad alti livelli?
Non li chiamarei sacrifici, ma veri atti di amore verso questo sport e verso me stesso. Ho avuto la fortuna di poter giocare in tanti posti ed ognuno mi ha lasciato qualcosa. Il messaggio che darei ai giovani, che poi vale anche nella vita fuori dal campo e avvantaggia la crescita, è quello del raggiungimento dell’equilibrio: vivere le situazioni difficili e quelle belle con il giusto equilibrio, aiuta molto. Questo ti rende una persona forte.
Il destino è quasi sempre nelle nostre mani, siamo sempre noi a fare le scelte, giuste o sbagliate. Prima lo si capisce e prima si fa il passo che poi serve per arrivare tra i grandi.
Salutiamo Matteo tirando un sospiro di sollievo. Siamo solo all’inizio, è vero. Il caldo è sempre opprimente, ma se il buongiorno si vede dal mattino.
UFFICIO STAMPA ATLETICO VIESTE
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