VIESTE – Malasanità: l’odissea di malato di Parkinson e non deambulante costretto a Foggia per controllo
Lettera in redazione:
“Mio padre è affetto da morbo di Parkinson, patologia riconosciuta anni fa e aggravata nell’ultimo anno con aggiunta di demenza senile: ad oggi mio padre non è più autosufficiente e può deambulare solo su una sedia a rotelle. A mio padre non è stata riconosciuta l’indennità di accompagnamento e questo ha fatto sì che avviassimo una causa con il tribunale affinché gli venissero riconosciuti i propri diritti: ad oggi mio padre è assistito da una badante con regolare contratto e le spese da lui sostenute per le cure, sono di gran lunga superiori alla pensione da lui percepita, a cui si aggiunge quella di mia madre.
Ebbene, dopo un anno dall’inizio della causa, 29 agosto 2022, veniamo convocati da un CTU di Foggia in data 05 settembre 2023. A chi di dovere si fa notare la situazione di mio padre nella difficoltà del viaggio ma prontamente ci viene consigliata a nostro carico l’utilizzo di un ambulanza, a malincuore optiamo per un trasporto in macchina. Vieste, luogo in cui abitiamo, dista da Foggia circa 100 km, di cui nei primi 40 Km si affronta una strada tortuosa e insidiosa: tempo di percorrenza minimo un’ora e venti senza intoppi, a tutto questo bisogna aggiungere il ritono, quindi circa 200 Km per avere riconosciuto un diritto.
Dopo un viaggio estenuante per mio padre, ci rechiamo presso la struttura del CTU in via Ponte Appiano a Foggia, immediatamente rileviamo delle inadeguatezze: davanti a noi una rampa di scale per accedere ad un ascensore nel quale mai avremmo potuto mettere la sedia a rotelle con mio padre, studio del CTU primo piano. Facciamo notare le difficoltà nel far salire mio padre, e di tutta risposta, con una disumanità senza precedente, ci viene fatto notare che non è un problema del CTU, che non è suo compito “visitare” un malato nel portone e che se mio padre non fosse salito nel suo ufficio, avrebbe notificato la cosa al giudice per mancato controllo. Dopo tante peripezie raggiungiamo il primo piano costringendo papà a sforzi disumani, utilizzando addirittura una sedia per spostarlo, “gentilmente” offertaci dal CTU e quando per l’ennesima volta facciamo notare il disagio della struttura per casi simili,veniamo aggrediti verbalmente e con velata minaccia, perché ebbene sì, un diritto del malato viene fatto passare come una cortesia personale a cui bisogna prostrarsi per il favore ricevuto. Rientriamo a casa frustrati, umiliati e con la morte nel cuore. Allora io mi chiedo: possibile che nel 2023 possano ancora accadere cose simili?
Possibile che per avere riconosciuto un diritto si costringe un malato, un anziano, un disabile a viaggi estenuanti e della speranza per raggiungere strutture TOTALMENTE INADEGUATE e con personale privo di di umanità ed empatia, messo lì con il solo scopo di dare o non dare lasciapassare? Possibile che uno uomo come mio padre, e sicuramente tanti altri, che riceve la riabilitazione a casa perché in difficoltà a muoversi non possa ricevere un controllo a casa affinché venga verificata la sua reale situazione?
Possibile che gente onesta e bisognosa, debba pagare lo scotto di tanti anni di incuria in cui si sono distribuiti soldi senza controlli appoggiando logiche clientelari e favoritismi vari? Spero che chi di competenza possa una volta per tutte venire incontro alle tante famiglie bisognose che oltre al dramma della malattia vivono la tragedia dei disservizi e le umiliazioni per ciò che dovrebbe essere un diritto.
Farò in modo che questo mio sfogo possa arrivare a chiunque e che situazioni come queste non si ripetano più.
P.S Restiamo in attesa per sapere se a mio padre, 76 anni, morbo di Parkinson conclamato e tutti i disagi annessi, abbia diritto all’indennità di accompagnamento”.
Lettera firmata