La sentenza è arrivata questo pomeriggio, al termine del processo con rito ordinario celebratosi in Corte d’Assise a Foggia. Dopo circa 4 ore di Camera di Consiglio, il presidente Mario Talani ha letto il dispositivo di condanna per l’imputato, attualmente detenuto per altra causa al carcere di Siracusa. L’imputato è stato inoltre condannato al pagamento di una provvisionale di 100mila euro a favore della famiglia della vittima e di 10mila euro nei confronti del Comune di Vieste, la cui immagine è stata lesa dal susseguirsi di fatti di sangue.
“Siamo alla conclusione di un processo lungo, ma dagli esiti abbastanza scontati perché come hanno detto i procuratori Cardinali e Pensa – brillanti nella ricostruzione della vicenda – le prove documentali e quelle raccolte durante il dibattimento avevano già accertato e chiarito le responsabilità. La confessione finale dell’imputato ha, forse, solo accorciato di poco i tempi”, ha commentato al termine della lettura del dispositivo l’avvocato Diego Petroni, che rappresenta la madre della vittima, presente ad ogni udienza.
“Per la mia assistita è stato un percorso duro che oggi trova la sua conclusione in una condanna che riteniamo giusta, ma che non può considerarsi ‘risarcitoria’ rispetto alla perdita di un figlio. Il dolore che è stato inflitto alla madre rimarrà comunque per sempre”, ha concluso.
Soddisfatto per l’esito del processo l’avvocato Michele Fusillo, che rappresenta il Comune di Vieste: “L’ente comunale è presente in questo processo, come in tanti altri, per una scelta precisa dell’Amministrazione comunale capeggiata dal sindaco Giuseppe Nobiletti, determinato a dare alla collettività un segnale forte, una presa di posizione a favore della legalità rispetto a fenomeni criminali che per molti, troppi anni hanno tenuto sotto scacco la città. Il risarcimento ottenuto è puramente simbolico (il danno all’immagine e al quieto vivere di una città è difficilmente quantificabile) ma è un segnale importante che da validità e fondatezza della nostra richiesta risarcitoria. Inoltre”, aggiunge, “E’ una novità assoluta perché, per quel che mi consta, nel ruolo di funzionario dell’avvocatura comunale, non c’erano stati fino ad ora veri e propri risarcimenti nei confronti dell’ente ma solo condanne alle spese processuali”.
LA CONFESSIONE | Iannoli, nelle passate udienze, ha spiazzato tutti chiedendo la parola e confessando due omicidi. Quello di Antonio Fabbiano, per il quale è stato condannato oggi; ma anche quello di Marino Solitro, avvenuto nell’aprile di 9 anni fa, sempre a Vieste (procedimento in corso sempre davanti alla Corte d’Assise; coimputato il collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva).
Quest’oggi, la Corte ha, di fatto, accolto la richiesta formulata dalla pubblica accusa (pm Ettore Cardinali della Dda di Bari e Rosa Pensa della procura di Foggia). Nella requisitoria, i magistrati avevano chiesto il carcere a vita e 12 mesi di isolamento diurno per l’omicidio Fabbiano. Richiesta alla quale si erano associati i patroni di parte civile, ovvero i legali della famiglia (avv. Diego Petroni) e del Comune di Vieste (avv. Michele Fusillo). La difesa (avvocati Giulio Treggiari, Michele Arena e Ippolita Naso) aveva chiesto, invece, la concessione delle attenuanti generiche e l’esclusione delle aggravanti contestate.
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