VIESTE – Ritorno alla radici, Collateral Maris prova a ricostruire la nostra storia
A chi appartieni?
Almeno una volta nella vita, qualcuno vi avrà rivolto la fatidica domanda.
Una domanda di rito alla quale con il passare degli anni ci siamo disabituati, sorridendo orgogliosi per la risposta evocativa che avremmo dato di lì a poco oppure scambiandola (e spesso anche a ragione) per sola invadenza. Ma se ci “caliamo” in quella domanda dal punto di vista socio-antropologico, scavando la
superficie del tempo e cercando più in profondità, le cose cambiano.
A CHI APPARTIENI?
Appartenere
ap-par-te-né-re (io ap-par-tèn-go)
Significato: Essere proprietà di qualcuno; fare, essere parte di un gruppo, di una classe, di un’organizzazione
Etimologia dal latino tardo appertinère, da pertinère ‘riferirsi, concernere, appartenere’, con prefisso ad- ‘verso’, rimodellato su pars ‘parte’. Dalla proprietà nuda e cruda all’intima condivisione, è questo che l’approfondimento etimologico rivela dell’Appartenenza.
Qualcosa ci appartiene, ne deteniamo il possesso, ma siamo posseduti a nostra volta come parti di una entità più grande che ci identifica e insieme ci delimita, che ci pone in una rete fitta di relazioni, storie, incroci di famiglie, di pertinenze territoriali.
Per le generazioni passate, l’incontro con qualcuno non poteva prescindere dal porla e imponeva di rispondere con il famigerato soprannome di famiglia. Il soprannome, come dice la parola stessa, sta sopra i nomi e i cognomi. Addirittura li subordina a sé perché l’insieme è più importante delle parti che lo compongono per questa antica forma di mappatura sociale che è propria dei paesi del sud.
Il soprannome è quasi sempre un nome di fantasia , ma visceralmente legato ad un attributo specifico, affibbiato per le più svariate ragioni spesso ad sola figura di quel gruppo familiare che poi diviene l’epiteto di riferimento degli individui a lui legati per discendenza. Una sorta di figura mitica attraverso la quale gli altri riescono a riconoscere il quadro sociale parentale e geografico in cui inserirci. Alla luce della perdita di valore di questa domanda come punto di riferimento, ci siamo non solo dette che qualcosa andava fatto per preservare il ricordo di questo modo di appartenere ma ci siamo anche chieste come attualizzarla.
Da una appartenenza determinata dalle famiglie di riferimento ci siamo chiesti a cosa apparteniamo oggi come abitanti del nostro territorio.
Ed è così che ci siamo domandate a chi apparteniamo, sì, ma anche: A COSA APPARTENIAMO?
Luoghi,tradizioni,racconti,superstizioni. Volti,mani,voci. Siamo fatti anche della storia di chi ci ha preceduto. Dei gesti quotidiani ripetuti per generazioni che oggi sono diventati nostri. Delle tappe importanti della nostra vita familiare.Di quella lingua identitaria che è il dialetto. Dell’energia dei luoghi che ci hanno visti crescere, del loro Genius Loci. Di quel racconto ripetuto ogni anno al pranzo di Natale.
Del ricordo di quella maestra, di quel negozio che ora non c’è più. Di quel piatto che ogni volta che lo assapori, ti riporta a casa. Di quel giorno qualunque in cui ci siamo sentiti felici per il solo fatto di essere qui,in questo paese.
Tutto questo e molto altro ancora ci appartiene e ad esso apparteniamo. é solo mettendo insieme tutti questi tasselli, questi pezzetti di vita e di società, che siamo completi nel presente, che come abitanti possiamo prenderci cura della nostra identità, che è l’insieme di quelle di ognuno di noi. Allora abbiamo ripensato a quella domanda e ci è apparsa nel suo significato profondo: un modo per riconoscere se stessi, la propria stirpe, la propria comunità.
Ed ecco come vogliamo farlo:
Raccogliere i vostri ricordi e farne archivio.
Registrare le storie dei vostri antenati, così come la vostra vita presente qui nel paese.
Ricostruire attraverso i soprannomi, le fotografie, gli oggetti, e le vostre testimonianze, una mappa condivisa delle nostre radici.
Restituirla alla popolazione.
Cominceremo con il primo dei tre segmenti del progetto:
ALBUM DI FAMIGLIA
Saremo a vostra disposizione tutti i martedì dalle 16 alle 19 presso la sede del Comitato San Giorgio di Vieste (potete contattarci anche tramite i nostri canali social) Vi chiediamo di portare con voi da 1 a 3 (massimo) fotografie dal vostro archivio familiare.
Le foto non necessitano di essere antiche, possono ritrarre qualsiasi momento della vostra vita, anche ieri.
Le foto non devono per forza ritrarre momenti storici o importanti, possono anche essere scene di vita quotidiana a voi particolarmente care. Assieme alla fotografia, vi chiederemo di raccontarcela mentre noi vi registriamo, per poter poi trarre un testo fedele. La foto la fotografiamo a nostra volta, per poterla digitalizzare. (Ma abbiamo n mente una restituzione, quando il progetto sarà completo, allora magari vi chiederemo di prestarcela!)
Gli altri due capitoli riguarderanno la ricostruzione delle origini del vostro soprannome di famiglia, la raccolta di racconti e/o oggetti significativi per voi. Passate a trovarci, partecipate: è importante che ognuno, a seconda del proprio sentire, lasci il proprio contributo. Sarà bellissimo farne parte.