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Il capo della polizia Gabrielli rende omaggio al capitano Pietro Tantimonaco, eroe viestano

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Un momento della cerimonia con Gabrielli (foto: Il Giorno di Milano)

È venuto a Cinisello Balsamo in modo discreto e quasi privato, il capo della polizia di Stato Franco Gabrielli. Arrivato per rendere omaggio a Pietro Tantimonaco, un eroe “ritrovato” dopo ben 40 anni dalla sua morte. Questa mattina il Capo della Polizia, il questore di Milano Giuseppe Petronzi, i vertici delle forze dell’ordine provinciali, il sindaco di Cinisello Balsamo Giacomo Ghilardi e una nutrita rappresentanza dei familiari di Tantimonaco, hanno assistito alla cerimonia che si è tenuta in viale Romagna, nel cuore del quartiere Crocetta.
Tutti uniti per ricordare un eroe che soltanto qualche giorno fa sembrava spuntato fuori dal nulla, quando si è deciso di ricostruire la storia di un cippo in pietra che dal 1981 era collocato nello spartitraffico del tratto cinisellese del viale Fulvio Testi, senza che nessuno avesse memoria dell’identità e delle gesta dell’uomo citato nell’iscrizione.
Pietro Tantimonaco (che gli amici chiamavano Piero), originario di Vieste, era approdato alla questura di Milano nel 1979, negli anni più caldi della criminalità. E proprio su quel viale cinisellese, che oggi è quasi una superstrada inaccessibile ai pedoni, aveva trovato la morte in un incidente stradale rimasto a tratti inspiegato.
Il fratelelo Nicola Tantimonaco, a nome di tutta la famiglia, ha ricordato il valore e gli ideali di questo giovane partito da Vieste ancora piccolissimo e, a soli 23 anni, divenuto capitano di polizia e comandante della Sezione Volanti di Milano, la più difficile soprattutto in quegli anni. “Proveniamo da una famiglia modesta e numerosa, siamo in nove tra sorelle e fratelli – ha ricordato -. Ma fin da giovanissimo Piero ha avuto un fortissimo ideale di realizzazione della sua vita nel segno della legge e dello Stato. Con questa forza è stato ammesso all’accademia di Polizia ed è diventato un giovanissimo e valente capitano”.
Per il Capo della Polizia Franco Gabrielli Pietro Tantimonaco è stato un esempio al quale ispirarsi. “Gli anni in cui ha lavorato in Questura a Milano prima della sua morte, sono stati tra i più difficili per gli uomini di Stato – ha ricordato Gabrielli – Proprio l’81 è stato un anno nel quale le forze dell’ordine hanno pagato il loro massimo sacrificio alla criminalità. In quegli anni speso l forze dell’ordine erano vissute come un corpo estraneo alla società, ma proprio persone come Tantimonaco ci hanno indicato quali ideali si dovevano seguire e ci hanno mostrato come si poteva diventare esempio per tutta la popolazione. Oggi è anche grazie a persone come lui che i cittadini si fidano e si affidano alle forze dell’ordine”.

Un cavallo di razza, lo definivano i suoi superiori, tanto che prima ancora che compisse 25 anni, era già capitano della polizia di Stato per i meriti che aveva conquistato sul campo. Il più giovane capitano d’Italia che il Presidente Cossiga aveva insignito per i suoi valori sul campo.
Assegnato alla “Mobile”, in breve era diventato una sorta di Serpico milanese. Giorno e notte combatteva la criminalità da detective instancabile e intorno a lui aveva costruito una squadra pronta a seguirlo anche nel fuoco. Di lui si ricorda soprattutto la cattura di Renato Vallanzasca, poche ore dopo la sua evasione, anche perché quell’episodio viene raccontato con un aneddoto che è entrato a far parte del mito tra i poliziotti: “Piero apprese dell’evasione del “Bel René” mentre si trovava dal barbiere: con la faccia ancora insaponata si precipitò al telefono radunando i suoi uomini a tempo di record. Dopo poche ore Vallanzasca era di nuovo dietro in carcere”. Ma a lui sono legate molte delle inchieste sulla criminalità che in quel periodo metteva a ferro e fuoco Milano, soprattutto si è occupato della prime indagini legate all’avanzata dei tentacoli della mafia a Milano e in Lombardia.

Il 22 febbraio del 1981 si è schiantato con la sua auto lungo il tratto cinisellese del viale che non era la strada veloce di oggi. Si decise di posizionare un cippo in pietra a suo ricordo proprio nel punto in cui avvenne l’impatto, al centro delle due carreggiate, all’ombra di un albero. Con trascorrere del tempo, la posa di nuovi guardrail e la crescita degli alberi e dell’erba, la pietra annerita dallo smog era stata sostanzialmente dimenticata. Solamente gli agenti della polizia locale che periodicamente fanno la manutenzione alla colonnina dell’Autovelox, hanno continuato ad accorgersi della sua presenza.
Pochi giorni fa, alla vigilia dei quarant’anni dalla morte, l’attuale dirigente del commissariato di Cinisello Balsamo, Francesco Calzolaio, è stata recuperata la pietra che l’amministrazione comunale ha riqualificato e riposizionato sullo stesso tratto del viale, ma sul lato di viale Romagna, dove possa rimanere visibile a tutti.
Rosario Palazzono (Il Giorno di Milano)

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