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VIESTE – Suicidio in carcere, una morte che forse poteva essere evitata: i familiari denunciano

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Una morte che poteva e doveva essere evitata. Ne sono convinti i familiari del 38enne di Vieste che si è tolto la vita, nel pomeriggio di ieri, nel carcere di Foggia, e che oggi, rappresentati dall’avvocato Antonio Merlicco, stanno valutando ogni azione per ricostruire l’accaduto e valutare eventuali profili di responsabilità.
“Abbiamo letto i giornali e abbiamo letto il dispaccio della polizia penitenziaria che riconduce l’accaduto al problema del sovraffollamento nel carcere. Noi, in realtà, lamentiamo una serie di mancanze nella gestione del ragazzo, soggetto fragile e a rischio, che era già stato in una struttura per problemi psichiatrici e che già in passato, durante una precedente carcerazione, aveva tentato il suicidio tagliandoli le vene”, spiega il legale. La famiglia dell’uomo, quindi, vuole ricostruire la modalità di gestione di un “detenuto a rischio, già paziente psichiatrico”, sottolinea Merlicco. “Per questo motivo, sporgeremo una denuncia contro ignoti, per verificare se tutto quello che andava fatto è stato fatto, come è stato fatto e con quali tempistiche. Nell’ipotesi in cui dovessero rilevarsi delle mancanze, agiremo sia in sede penale che in sede civile”, assicura.
L’uomo, ricostruisce il legale, era stato arrestato due giorni prima, per ‘Codice rosso’, poiché in preda ai fumi dell’alcol aveva per l’ennesima volta dato problemi alla convivente: “Al momento dell’arresto, era fuori di sé e totalmente incapace di controllare le sue azioni”, aggiunge il legale. Come primo atto, verrà fatta richiesta per acquisire le cartelle cliniche e i dispacci della penitenziaria relativi a questo e ai pregressi periodi di detenzione del ragazzo: “Per quello che abbiamo potuto apprendere, il ragazzo è stato inserito in una cella con sette persone (ma che chiaramente ne poteva contenere molte meno). Il punto su cui vogliamo fare chiarezza, però, è un altro: poiché si trattava di un soggetto a rischio (e all’atto dell’arresto il giovane non era affatto in sé), che tipo di misure sono state prese per la gestione del detenuto?”. Un interrogativo al quale, eventualmente, dovrà essere la magistratura a dare risposta. (Fonte: FoggiaToday)

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